9 novembre 1979
Giorgio Amendola critica Pci e sindacati
Clamoroso articolo di Giorgio Amendola su Rinascita: «L’errore iniziale compiuto dal sindacato è stato quello di non denunciare immediatamente il primo atto di violenza teppistica compiuto in fabbrica, come quello compiuto nelle scuole. L’errore dei comunisti è quello di non aver criticato apertamente, fin dal primo momento, questo comportamento (…). Non si vada ora a ricordare la necessaria asprezza della lotta di classe per giustificare i nuovi atti di teppismo e di violenza nelle fabbriche. È merito del movimento operaio italiano quello di aver combattuto le forme spontanee di plebeismo, e di avere cercato di mantenere lo scontro di classe su un terreno di conflitto organizzato (…). Oggi si rivelano apertamente fatti, prima tenuti nascosti, e che avrebbero dovuto essere denunciati dal primo momento. Le intimidazioni, le minacce, il dileggio, le macabre manifestazioni con le casse da morto ed i capi reparto trascinati a calci in prima fila, ricordano troppo le violenze fasciste per non suscitare uno sdegno ed un disgusto che invece non si è manifestato. [...] Tutta la grande stampa ha civettato con l’estremismo, lo ha nobilitato culturalmente, per colpire il partito comunista, presentato come forza moderata, pronta a partecipare al governo e fare il guardiano dei padroni. E questa accusa ha finito con l’imbarazzare in molte fabbriche i comunisti, e paralizzare la loro capacità di iniziativa. E chi può negare che vi sia un rapporto diretto tra la violenza di fabbrica ed il terrore? E perché il sindacato, i comunisti non hanno parlato, denunciato in tempo quello che oggi viene rivelato? (…) E poi ci sono forme di lotta, impiegate a Torino e largamente attuate in tutto il paese, che si manifestano fuori dalle fabbriche, con occupazioni stradali, cortei intimidatori, distruzioni vandaliche di macchine e negozi. Sono forme di lotta che [...] snaturano il carattere stesso della lotta di classe perché, con il ricatto di una stazione occupata, o di una autostrada ostruita, o di un blocco degli aeroporti, tendono a fare intervenire lo Stato – questo Stato! – cui viene in questo modo, anche dagli estremisti, riconosciuta una funzione mediatrice. (…) Torino è sempre il segnale premonitore di quello che avviene nel paese.» (leggi qui l’articolo di Roberto Gualtieri)