Il Messaggero, 13 dicembre 2016
Nel ghiaccio eterno i segreti del clima
Il lunghissimo viaggio dall’Italia è finito. Ieri i primi ricercatori dell’Enea, guidati dal glaciologo romano Massimo Frezzotti, sono arrivati via terra alla base francese Concordia, a 3300 metri di quota. Il resto del team è ancora in viaggio via mare, con scali in Nuova Zelanda e in Tasmania, ma la trentaduesima spedizione Italia-Antartide è iniziata. Quest’anno, tra i tanti progetti di ricerca in programma, ce n’è uno più importante ed evocativo degli altri. Qualcuno, esagerando, lo ha paragonato alla ricerca del Santo Graal, la coppa con cui Cristo celebrò l’Ultima Cena, nella quale il suo sangue fu raccolto dopo la crocifissione e che divenne un introvabile mito nell’Europa medievale.
Gli eventi. Il ghiaccio più antico del mondo, sepolto nel cuore dell’Antartide, non ha nulla di soprannaturale o di sacro. Ma è la chiave per conoscere la storia del clima sulla Terra. Estraendolo a grande profondità con una trivella, e poi studiandolo in laboratorio, si possono comprendere i cambiamenti nella composizione dell’atmosfera, la presenza di anidride carbonica e inquinanti, le oscillazioni dell’umidità e del clima. Una decina di anni fa, i ricercatori europei del progetto Epica (European Project for Ice Coring in Antarctica) hanno estratto dal Dome C, nei pressi della base Concordia, del ghiaccio formatosi 800.000 anni or sono. Analizzandolo, i ricercatori dell’Australian Antarctic Division hanno capito che il Millennium Drought, la terribile siccità che ha colpito l’isola-continente a partire dal 2001, è stata preceduta da numerosi eventi analoghi.
Tre anni. I glaciologi e i climatologi che arrivano in Antartide in questi giorni sono impegnati nel progetto triennale Beyond Epica-Oldest Ice (BE-OI) che la Commissione Europea ha finanziato con 2,2 milioni di euro. Lo scopo è di trovare il punto giusto della calotta antartica per estrarre a chilometri di profondità del ghiaccio di un milione e mezzo di anni fa. «Nelle campagne precedenti abbiamo individuato le aree in cui pensiamo di trovare i più antichi archivi di ghiaccio della Terra. L’obiettivo di quest’anno è di trovare il luogo migliore dove scavare. Non è facile, il ghiaccio dev’essere profondo, e non deve essere intaccato alla base da attività geotermale» spiega il professor Olaf Eisen, dell’Alfred Wegener Institut di Bremerhaven, in Germania, che coordina il progetto BE-OI.
«Tra 1,2 milioni e 900.000 anni fa, sulla Terra, è cambiata l’alternanza tra glaciazioni e periodi interglaciali. Dei campioni di ghiaccio più vecchi ci permetteranno di capire il perché», spiega Carlo Barbante, professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore dell’Idpa-Cnr. Partecipano alla ricerca scienziati di 14 istituzioni di 10 paesi dell’Europa, tra i quali due esterni all’Unione come la Norvegia e la Svizzera. Per l’Italia, oltre all’Enea, partecipano le università di Bologna, Ca’ Foscari-Venezia, Firenze e Milano-Bicocca, e ricercatori del Cnr e dell’Ingv. Alla trivellazione sul Dome C, insieme ai francesi della base Concordia, parteciperanno ricercatori italiani, tedeschi e di altri paesi.
Il giocattolo. A manovrare il trapano Raid (Rapid Access Isotope Drill), un giocattolo costato mezzo milione di euro, saranno invece uomini e donne del British Antarctic Survey, guidati dal climatologo Robert Mulvaney.
Il Raid, molto più stretto di una normale trivella, non estrarrà una carota di ghiaccio ma scenderà di 600 metri in una settimana, inviando in superficie dei campioni. Entrerà in funzione tra un anno, invece, la trivella francese Subglacior, che costa tre milioni di euro, e può perforare tre chilometri di ghiaccio nel corso di un’unica campagna di scavo.
Nelle prossime settimane, però, il ghiaccio dell’Antartide verrà perforato anche altrove. Glaciologi statunitensi arrivati dalla California e dal Minnesota avvieranno un altro trapano Raid nei pressi del Mare di Ross, mentre i loro colleghi cinesi del Polar Research Institute di Shanghai perforeranno il ghiaccio più vicino al Polo Sud.
Foto dall’alto. «Forse il sito migliore per estrarre una carota con ghiaccio di un milione e mezzo di anni fa è nella Queen Maud Land, nota per le sue vette di granito», prosegue il professor Olaf Eisen dell’Alfred Wegener Institut. Quest’anno degli aerei tedeschi sorvoleranno e fotograferanno la zona. L’anno prossimo trivelle e glaciologi europei potrebbero spostarsi proprio lì. La ricerca è partita alla grande. Il Graal di ghiaccio, però, potrebbe sfuggire ancora per qualche anno agli uomini che lo stanno cercando nel Continente bianco.