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 2016  dicembre 14 Mercoledì calendario

I beni rifugio. Oro e diamanti

 
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Con oro & C. un riparo sicuro. Difendersi e magari guadagnare
Dice il saggio: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a investire sui beni rifugio. Con una crisi che come confermano i dati dell’Istat e a dispetto delle promesse elettorali del governo con la manovra appena varata continua a mordere senza lasciare molte vie d’uscita anche ai risparmiatori, la parola d’ordine è: stare alla larga dagli investimenti tradizionali che, tra una deflazione che non recupera e tante banche sull’orlo del baratro, continuano a riservare amare sorprese a quello che resta della classe media sempre più in via d’estinzione. La regola varrà anche nel 2017? E se sì, su quali beni rifugio conviene investire? Una prima risposta arriva dall’America.
Effetto Trump. Gli investimenti infrastrutturali promessi dal neopresidente degli Stati Uniti, Donald Trump, porteranno gli asset reali a sovraperformare nel 2017, secondo le analisi di ETF Securities. Parliamo delle commodities, ovvero le materie prime, che saranno sostenute dagli investimenti annunciati dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Quanto alla fonte, è probabile che la domanda sia trainata dai mercati emergenti, in special modo quello cinese, sia una continua fonte di consumo di commodities. Gli analisti prevedono dunque che il petrolio e i metalli preziosi si rafforzeranno nel 2017. La fine della frenesia speculativa cinese sui metalli industriali porterà probabilmente a prezzi più bassi nel breve termine. Questi ultimi, tuttavia, dovrebbero rimbalzare nel lungo periodo, dal momento che la spesa per le infrastrutture sostiene la richiesta di metalli industriali.
Oro. È il bene rifugio per eccellenza. Dovrebbe proteggere, sulla carta, anche da un eventuale ritorno dell’inflazione. Tanto che, stando al settimanale tedesco Wirtschaftswoche, sempre più clienti italiani comprano e depositano lingotti e monete d’oro in Svizzera. A confermarlo al settimanale è il direttore della filiale di Lugano di Pro Aurum, Robert Hartmann, specialista nel commercio di metalli preziosi: «Di norma abbiamo il 20% di clienti italiani, mentre l’80% sono svizzeri. Questo rapporto si è ora pressoché ribaltato» ha dichiarato alla Wirtschaftswoche. Molti clienti dopo l’acquisto trasferiscono l’oro nel deposito di Zurigo, esente da dazi, di Pro Aurum. Non si tratta di un trasferimento illegale: chi vuole trasferire denaro dall’Ue verso la Svizzera per una cifra che supera la soglia dei 10mila euro, deve essere dichiarata per iscritto. Eppure, nonostante i venti reflazionisti che soffiano dagli Stati Uniti, il metallo giallo è scivolato sulla vittoria di Trump. I prezzi sono scesi di circa il 4% in una settimana, a 1.230 dollari l’oncia, guidati da altri fattori: l’aumento della propensione al rischio, il super dollaro, e più in generale, un rallentamento della domanda a livello globale, calata del 10% nel terzo trimestre, secondo il World Gold Council. Secondo gli analisti, però, nel 2017 il fair value del metallo giallo raggiungerà i 1440 dollari l’oncia (al momento scambia intorno ai 1300).
Biglietto verde. Il 2017 potrebbe essere l’anno del ritorno di fiamma del dollaro, la valuta rifugio per eccellenza. La politica di tassi bassi delle Fed sta per cambiare, mentre quella espansionista della Bce andrà avanti ancora per tutto il prossimo anno. Dunque c’è da aspettarsi che l’investimento in dollari, o in valori denominati nel biglietto verde, possa dare una buona componente «rifugio» al proprio portafoglio. Molti analisti si aspettano che il dollaro/euro ritrovi la parità, quota mai più rivista dalla fine del 2002. Fondamentali, a tal proposito, saranno però due variabili: la politica del nuovo presidente Trump, e il progresso del processo Brexit.
Camilla Conti
 
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Diamanti: non sono «per sempre», ma quasi
 
Quello in diamanti non è un semplice investimento. Gli inglesi lo chiamano «investment of passion». Ma come tutte le passioni bisogna stare attenti a non lasciarsi sopraffare dai sentimenti. Come ha raccontato di recente la trasmissione Report, in alcune banche si trova il promoter finanziario che propone diamanti come investimento sicuro. Queste banche però non ci dicono che il prezzo da loro proposto è oltre il doppio del valore di mercato. Quanto sono trasparenti questi investimenti?
«Sento spesso parlare di rendimento dei diamanti ma non c’è niente di più sbagliato; i diamanti non staccano cedole e non distribuiscono dividendi. Anche se questo non vuol dire che non siano un investimento interessante», sottolinea Marco Pocaterra, amministratore delegato di Diamond Love Bond, società specializzata in diamanti naturali esclusivamente della più elevata qualità (solo Puri, Taglio Triplo Excellent, Fluorescenza Assente), certificati dal Gia – Gemological Institute of America.
Ma non si tratta di un investimento finanziario, perché lo scopo primario non è quello di arricchire il patrimonio, bensì di proteggerlo nel lungo periodo. Per questo Pocaterra insiste nell’utilizzare il termine di tesaurizzazione, per chi ha un obiettivo di conservazione del patrimonio oltre i 15-30 anni, per sé e per i passaggi generazionali: «Diamond Love Bond, oltre a fornire una qualità elevata, applica prezzi che sono tra il 45 e il 65% inferiori rispetto ai concorrenti di canale bancario. Per i nostri clienti che desiderano realizzare un gioiello con i nostri diamanti, offriamo un servizio su misura altamente specializzato in partnership con Scavia, storica maison italiana di alta gioielleria dal 1911 in Via Spiga a Milano».
Ma per scegliere la pietra più adatta serve esperienza. E trasparenza, non promesse facili. Come per l’attività di ricollocamento: «Per i clienti deve essere chiaro che le società che offrono questo servizio non garantiscono in alcun modo il riacquisto del diamante a un determinato prezzo nel momento in cui l’acquirente volesse venderlo, offrono solo la ricezione di un mandato alla rivendita secondo la legge, senza nessuna garanzia di successo», spiega Pocaterra. Il consiglio per chi si accinge a comprare un diamante è però quello di dare la massima attenzione alla certificazione. Il Gemological Institute of America resta l’istituzione più autorevole. Nel settore dei diamanti ben noto il problema dell’over-grading, ovvero di istituti di certificazione disposti ad attribuire alle pietre caratteristiche che non hanno, di fatto facendone scorrettamente lievitare i prezzi. Ed a questo si aggiunge la nuova minaccia dei diamanti sintetici. Anche in questo campo il Gia è l’istituzione all’avanguardia.
Quello dei diamanti naturali è un mercato che su scala globale vale oggi 70-75 miliardi di dollari, ma la domanda, per la rarità stessa delle pietre, supererà sempre l’offerta. «La rarità è in assoluto il principale driver per i diamanti», conclude Pocaterra, «per questo Diamond Love Bond seleziona solo la più alta qualità. Crediamo a tal punto nell’apprezzamento atteso dall’alta qualità e nella crescita della richiesta da parte della nostra clientela internazionale, che abbiamo lanciato una campagna pubblicitaria per acquistare direttamente dai privati diamanti naturali di colore D sopra i 5 carati e diamanti fancy natural color».
CC