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 2016  dicembre 14 Mercoledì calendario

Le mosse di Bolloré e il «peso» in Italia

Che il blitz di Vivendi su Mediaset rafforzi la posizione di Vincent Bolloré in Italia è un dato di fatto. Ma in che misura questa nuova operazione potrà avere strascichi su altre partite finanziarie è ancora tutto da verificare.
I dossier che coinvolgono l’uomo d’affari bretone sono molteplici e spaziano dalla telefonia alla televisione ma guardano anche alle banche e alle assicurazioni.
Su uno, in particolare, si ragiona però negli ambienti finanziari: gli equilibri in Mediobanca e, soprattutto, gli eventuali riflessi sulle Generali. Con quest’ultima, ormai da tempo, tornata al centro dei rumor rispetto a una possibile operazione straordinaria di matrice francese che faccia perno su Axa.
I pesi in Mediobanca. I soggetti coinvolti nella contesa del gruppo del Biscione sono, in alcuni casi, alleati in altre sedi. Il riferimento è al patto Mediobanca dove siedono Fininvest, Bolloré e UniCredit, la banca è stata appena nominata advisor di Mediaset. Le posizioni sono differenti: la holding di Berlusconi detiene direttamente lo 0,99% di Piazzetta Cuccia e indirettamente, tramite la partecipata Mediolanum può contare su un altro 3,34%; l’istituto guidato da Jean Pierre Mustier è il primo socio con l’8,56%; il finanziere bretone segue a ruota con l’8%. Una quota rilevante, quest’ultima, costruita lentamente negli anni e che oggi vale, tra l’altro, la vice-presidenza della banca. Solo questo? Di certo la trasformazione subita negli ultimi anni da Mediobanca, oggi più focalizzata sul business che sul “capitalismo di relazione”, ha mutato la natura stessa del patto (peraltro in scadenza a dicembre 2017), più leggero rispetto al passato e più focalizzato sul tema del ritorno dell’investimento che sull’appartenza a un salotto. Così si spiega anche la dichiarazione di Mustier, ceo di UniCredit rispetto alla valenza della quota in Mediobanca. Giusto ieri il manager ha chiarito che il pacchetto, iscritto a 9,7 euro per azione contro i 7,5 euro a cui quota in Borsa, è contabilizzato in modo da «non assorbire capitale» mentre una cessione «sarebbe negativa sul capitale». E per queste ragioni, ha proseguito Mustier, «siamo felici di mantenere la nostra quota in Mediobanca». Dunque una posizione «neutra» dettata per lo più da semplici considerazioni di carattere finanziario. Quanto a Fininvest, in questo momento ha altro a cui pensare: i dossier sul tavolo sono tanti e le forze sono tutte orientate a preservare il perimetro del gruppo o valorizzare al massimo gli asset ritenuti non più strategici.
Sfogliando poi l’elenco degli altri soci, l’approccio sembra essere simile. Alcuni, come Pirelli, sono impegnati in importanti riassetti industriali, altri come, Italmobiliare, hanno già compiuto un passo indietro e altri ancora, come Edizione o le storiche famiglia di Piazzetta Cuccia, sono più defilate. Comprensibile che negli ambienti finanziari ci sia la percezione che l’influenza di Bolloré possa crescere ulteriormente. Di qui le riflessioni sul futuro delle Generali, asset chiave di Mediobanca, primo azionista con il 13%.
Gli effetti sul Leone. Finora in Piazzetta Cuccia Bolloré si è sempre mosso in linea con le diplomazie, tant’è che tutte le grandi decisioni sono sempre state prese in maniera collegiale e, almeno formalmente, dopo essere state condivise. Visto l’affondo prima in Telecom Italia e ora in Mediaset, c’è il rischio che ci sia un cambio di marcia anche in Mediobanca e di riflesso nelle Generali? Azionista diretto di Trieste con una manciata di titoli, Bolloré ha sempre avuto legami abbastanza stretti con i vertici della compagnia, soprattutto quando alla presidenza c’era Antoine Bernheim, ma ha anche rivestito un ruolo diretto nel board dove è stato vice-presidente tra il 2010 e il 2013. Anche l’attuale ceo, Philippe Donnet, è una conoscenza diretta del finanziere bretone. Legami forti a tal punto che in molti hanno sempre identificato in Bolloré l’anello di congiunzione tra Trieste e i francesi di Axa. Ecco perché c’è chi crede che il finanziare potrebbe sfruttare l’attuale fase di transizione a suo favore. Rispetto a ciò, però, la posizione di Mediobanca e degli altri azionisti rilevanti della compagnia, come Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del vecchio o De Agostini, è netta.
I soci hanno sempre gettato acqua sul fuoco assicurando di non avere alcun progetto di cessione di Generali ai transalpini. Anzi, piuttosto, di voler difendere l’italianità di un asset prezioso per il Paese. Ma in futuro l’avanzata di Bolloré in Italia potrà modificare gli equilibri?