la Repubblica, 14 dicembre 2016
Mediaset. Oggi vertice di famiglia mentre l’ala dura prova a blindare il controllo
Silvio Berlusconi si prepara a riunire il gran consiglio di famiglia per decidere le prossime mosse nella delicatissima partita a scacchi contro Vivendi. La posta in palio, come ormai è chiaro a tutti, è altissima. I francesi proseguono a tappe forzate la scalata a Mediaset, servono decisioni rapide e l’ex-Cavaliere – memore delle frizioni del passato tra i figli sul futuro delle tv di Arcore – ha deciso di rompere gli indugi e serrare le fila sul fronte interno per difendere il cuore dell’impero dall’assalto francese. Marina, Piersilvio, Barbara, Luigi ed Eleonora, dopo essersi consultati più volte nelle ultime 24 ore, potrebbero trovarsi forse già oggi attorno a un tavolo assieme al padre per stabilire come muoversi.
Casa Berlusconi ha del resto di fronte un bivio decisivo: da una parte c’è l’ipotesi di metter mano al portafoglio per difendere Mediaset. Come già è stato fatto ieri spendendo 140 milioni per arrotondare la partecipazione al 38,2%. Dall’altra c’è la possibilità di seppellire l’ascia di guerra e venire a patti con Bollorè per creare quel “polo di media e produzione” che aveva convinto i due ex-partner a firmare l’intesa su Premium. Un’”accozzaglia” in cui potrebbero confluire Telecom Italia, Canal Plus e forse pure Orange. Il ruolo di Fininvest in questa partita però – per una banale questione di numeri – sarebbe di Serie B. I Berlusconi rischierebbero di essere ridimensionati a soci finanziari con il contentino, al limite, di uno strapuntino per Piersilvio. Due scenari diametralmente opposti che – come ovvio – richiedono unità in famiglia.
Il tam-tam in arrivo da Fininvest finora è chiaro: rullano i tamburi di guerra. I vertici del Biscione sono al lavoro con gli advisor per capire quali opzioni ci sono sul tavolo. La prima linea Maginot cui punta l’ex-Cav. è la difesa “politica” del Sistema paese contro l’imboscata francese. E le parole di ieri di Paolo Gentiloni – «l’Italia è un’economia forte, non aperta a scorribande» – hanno acceso un lumicino di speranza in via Paleocapa. Tanto che Silvio, dice il tam-tam di Montecitorio, avrebbe contattato i vertici di Forza Italia chiedendo a tutti di non alzare troppo i toni con il premier incaricato.
L’idea però è che è meglio contare sulle proprie forze, anche se la strada è stretta. I soldi non sono un problema. Fininvest aveva a fine 2015 più di 330 milioni di liquidità e la cessione del Milan porterebbe altri 400 milioni, un tesoretto più che sufficiente per rintanarsi nel Fort Alamo di Cologno e resistere a lungo all’assedio di Bolloré. Un primo chip di questa somma è stato usato ieri per salire in Mediaset rastrellando quel 3,5% che il Biscione poteva comprare nel 2016 senza incorrere in obblighi d’Opa. Un modo per provare a blindare la maggioranza cercando l’appoggio di altri soci (con garbo per evitare l’accusa di concerto) per poi trattare con Vivendi da una posizione di maggior forza. L’alternativa è alzare la posta alleandosi a Sky con un’operazione più aggressiva. Ipotesi però al momento poco credibile.
Il gran consiglio delle prossime ore servirà quindi a decidere quale strada imboccare preservando, se possibile, i fragili equilibri di famiglia. Il blitz di Bolloré, da questo punto di vista, è potenzialmente esplosivo. Marina e Piersilvio non paiono aver nessuna voglia di mollare la presa sulle televisioni. Barbara Berlusconi invece potrebbe essere di un altro parere. Qualche anno fa ha criticato la decisione del padre e dei figli di primo letto di non vendere Mediaset a Rupert Murdoch. Cosa dirà adesso? Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata tanta. Ma l’idea di metter mano all’argenteria di famiglia per difendere Mediaset potrebbe non trovare d’accordo nè la primogenita di Veronica Lario nè i fratelli Eleonora e Luigi. Più interessati magari a mollare la patata bollente di Canale 5 & C. in cambio di una tranquilla partecipazione in uno dei colossi del settore del futuro.
Quasi tutte le grandi dinastie imprenditoriali mondiali in fondo hanno mollato il timone delle loro imprese accontentandosi di raccogliere ricchi dividendi delle partecipazioni azionarie. Il Natale 2016 di casa Berlusconi ci aiuterà a capire se anche ad Arcore, complice Bolloré, finirà così.