Corriere della Sera, 10 dicembre 2016
Palazzo Europa? Un uovo da 321 milioni
Una cipolla in un cubo, ghignerà magari qualcuno. O un uovo che alla sera si vedrà da tutta Bruxelles. O semplicemente, per altri, un capolavoro di arte e di stile. Ma che sia «uovo», «lanterna», o «struttura a forma di urna» come pure è stato ufficialmente chiamato, ormai il palazzo-fantasma è libero dalle cortine che per anni l’hanno tenuto nascosto ai passanti, e da questa mattina è aperto al pubblico per le visite (prenotazioni già tutte esaurite, armarsi di pazienza): «Palazzo Europa», nuova sede del Consiglio europeo, due minuti a piedi dalla «vecchia» sede usata dal 1995 a oggi, dove si sono sempre tenuti e si tengono i vertici Ue. E nell’«uovo» appena scodellato ci stanno: 3.750 finestre l’una diversa dall’altra per simboleggiare – o meglio implorare – l’unità dell’Europa politica, 250 uffici, una parte del Residence Palace che oggi ospita tutti i media d’Europa, distese di arazzi multicolori, due ponti; e 12 anni impiegati fra progettazione e lavori, e un conto-spese partito da un preventivo di 215.240.000 euro nel marzo 2004 per giungere oggi a 321 milioni di euro a causa dell’«impatto della revisione contrattuale dei prezzi». Con qualche singolarità.
Il rapporto annuale 2010 della Corte dei conti europea, nel capitolo dedicato al Consiglio europeo, ricorda che la convenzione da 310 milioni (allora si veleggiava più bassi) per la ricostruzione del Residence Palace prevede anche la possibilità di fare pagamenti anticipati. Ma, aggiunge, nel periodo 2008-2010 (a lavori non ancora iniziati, ndr ) sono già stati prepagati 235 milioni: e ciò «non ha fatto combaciare i pagamenti con i lavori di costruzione». La Corte dei conti limita qui le sue domande. E il Consiglio risponde pacatamente che le somme stanziate nel preventivo 2012 per i prepagamenti «sono state ridotte».
Sulla carta, la miccia per qualche polemica c’è già. Ma intanto gli Stati hanno sborsato, o sborsano. Anche Londra, anche Budapest? Anche loro, pare. Dopotutto, scherzano i veterani delle cose Ue, se e quando arriverà qui «il Donald», almeno troverà qualcosa che non sfiguri davanti alle sue «Trump Tower». Ma poi si ricasca in certi discorsi sulla crescita zero, e sui Pil d’Europa allo sbando, e passa la voglia di scherzare, perfino sull’«uovo». Come spiegano le carte ufficiali la nuova opera (firmata da tre studi d’architettura fra cui uno dei più importanti studi italiani), è stata politicamente decisa 12 anni fa per un paio di motivi: perché negli ultimi anni la Ue ha accolto molti altri Paesi; e perché ormai il Consiglio – che riunisce i massimi leader Ue – tiene tutti i suoi vertici a Bruxelles, non negli altri Stati Ue, e così fanno i singoli ministri che hanno i loro vertici a parte; dal prossimo marzo, appuntamento per tutti qui, tutti sotto la «lanterna, con pavimenti ellittici di forme diverse». Le carte, e le dichiarazioni degli architetti, spiegano anche altre cose. Per esempio, che l’«idea vincente» del progetto «è stata quella della permeabilità dell’Istituzione comunitaria ai cittadini. L’idea è stata tradotta architettonicamente con la trasparenza della facciata... che ricorda anche il motto dell’Ue: unità nella diversità». E ancora: «Nei prossimi anni, molti vecchi edifici in tutta la Ue cambieranno le cornici delle loro finestre per sostituirle con doppi vetri... così è stato deciso di restaurare alcuni milioni di cornici vecchie ma ancora efficienti e di riutilizzarle in questo progetto. Questa nuova facciata sarà una dichiarazione insieme pratica e filosofica sul riutilizzo di questi elementi tradizionali, che esprimano la diversità europea delle culture». Il primo vertice europeo nella nuova sede si terrà nel marzo 2017: appuntamento ad allora, per vedere se le cornici restaurate basteranno a placare Le Pen, Wilders e camerati.