Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  dicembre 11 Domenica calendario

Via il Mondiale 2018 dalla Russia. Londra gioca la carta del doping

La Fifa deve togliere alla Russia i Mondiali di calcio 2018 per assegnarli a una nazione degna di ospitarli. Damian Collins, sottosegretario allo Sport del governo inglese, lo chiede dallo scorso giugno. Ma ieri – dopo la lettura degli allegati del secondo Rapporto McLaren sul doping ex sovietico, pubblicato dalla commissione indipendente dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) – il ministro inglese è tornato all’attacco con decisione, appoggiato da buona parte del suo parlamento: «Impossibile affidare una rassegna così importante a una nazione in balia del doping, impossibile che il ministro dello Sport Vitaly Mutko, massicciamente implicato nello scandalo, presieda il comitato organizzatore».
L’indignazione inglese non è casuale. L’indagine del giurista canadese McLaren dimostra come proprio ai Giochi olimpici di Londra 2012 il «piano doping» ex sovietico abbia raggiunto il massimo della sua potenza alterando completamente i risultati di alcune competizioni. Sono già trenta gli atleti russi o di area russa privati di una medaglia dal Cio: nel solo sollevamento pesi le medaglie raggiungono quota tredici mentre nell’atletica leggera è già stata superata quota dieci. Ma il numero di squalifiche potrebbe essere enormemente superiore. I riesami a campione effettuati da McLaren nelle provette sequestrate in Russia hanno trovato ogni classe di sostanza compresa nella lista di quelle proibite in 34 diverse discipline.
Almeno venti tipi diversi di steroidi erano miscelati nei cocktail inventati dai biologi del laboratorio di Mosca e somministrati anche ad atleti delle discipline di resistenza, al posto o assieme all’Epo. Tracce di plastica (ftalati) nelle urine di fondisti e biatleti, segno di trasfusioni recenti. Cocaina, marijuana (anche nella forma sintetica) e anfetamine per bobbisti, canoisti, calciatori e tennisti. Tracce di Aicar e Gw156 – prodotti sperimentali al limite del doping genetico – per canottieri e specialisti del taekwondo, uso massiccio di etanolo (alcool) tra i sollevatori di pesi per riequilibrare profili steroidei preoccupanti. In un campione biologico prelevato alla vigilia della partenza per Londra a un sollevatore (e inserito come «negativo» dal laboratori di Mosca nei database di controllo) c’erano 11 diversi forme di steroidi: record del mondo. La pipì di alcuni calciatori conteneva arimistane, una sostanza definita «suicida» perché uccide le cellule per bruciare i grassi e aumentare la massa magra.
Sono un migliaio gli atleti (tra olimpici e paralimpici) che rischiano squalifiche a posteriori nel momento in cui i ricontrolli da parte dei laboratori europei sui campioni scongelati (quelli non distrutti dagli uomini dei servizi segreti infiltrati nella struttura a Mosca) verranno completati. In questo contesto il rientro della Russia nel contesto agonistico internazionale potrebbe essere rinviato di mesi o anni, in decine di discipline. Ma per togliere davvero il Mondiale di calcio ai russi serve un’alleanza internazionale fortissima.