Corriere della Sera, 11 dicembre 2016
Mr. Bean, il nuovo Maigret
Piove. È buio. In una strada isolata cammina una donna. Si sentono passi dietro di lei, qualcuno la sta seguendo. Non fa in tempo a voltarsi. Una mano le tappa la bocca.
È una Parigi tenebrosa quella raccontata in «Maigret Sets a Trap», la serie tv inglese tratta dal romanzo di Georges Simenon (titolo italiano La trappola di Maigret ) e prodotta da figlio John Simenon con un inedito Rowan Atkinson, il conosciutissimo Mr. Bean, nel ruolo del celebre commissario. Nel quartiere di Montmartre si aggira un serial killer: già cinque donne sono state assassinate e gli abitanti della zona temono di uscire di casa dopo il tramonto. Jules Maigret non ha ancora una pista da seguire e nessun indizio certo su cui lavorare per acciuffare il killer e, messo sotto pressione anche dalla stampa locale, decide di imbastire un tranello. Usando i giornali come cassa di risonanza, fa credere di aver risolto il caso e arrestato l’assassino. La speranza è che il diretto interessato, quello vero, frustrato, esca allo scoperto.
Ambientata negli Anni 50, ma realizzata a Budapest, («Perché girare veramente a Parigi richiedeva effetti speciali e costi troppo elevati», afferma Simenon), il primo episodio è andato in onda sulla britannica Itv nel marzo scorso, viene presentata oggi al Roma Fiction Fest in anteprima e sarà trasmessa anche in Italia, ma ancora non si sa quando e su quale canale. E nell’atmosfera buia del crimine, spicca l’ aplomb serio e composto, lo guardo grave di Atkinson che ha dichiarato: «Sono stato un divoratore dei romanzi di Maigret e sono stato felice di interpretare questo ruolo così intrigante». Un commissario, questo interpretato dall’attore inglese, fisicamente molto diverso da quelli che hanno costellato la storia cinematografica e televisiva del personaggio letterario, protagonista di 75 romanzi e 28 racconti polizieschi. Da Jean Gabin nel film del 1958 a Gino Cervi sul piccolo schermo (tra il 1964 e il 1972), ma prima ancora Pierre Renoir, Charles Laughton, Michel Simon, Rupert Davies, solo per citarne alcuni, fino al recente Sergio Castellitto.
Nella maggior parte dei casi, attori corpulenti, quasi tutti dotati di baffi e di un’apparente sorniona bonomia, coniugata con il gusto per la buona tavola (famoso è il pollo al vino, piatto preferito da Maigret), per un boccale di birra e un Calvados. Ma nel caso di Atkinson, solo l’inseparabile pipa lo accomuna agli illustri precedenti: nel primo episodio della serie, il nuovo Maigret appare un uomo cupo, di poche parole, mai sorridente, né tanto meno gaudente intorno a una tavola imbandita. Ma il produttore, nonché erede del romanziere, assicura: «È una delle interpretazioni più veritiere di sempre. Ciò che conta è l’espressione di una particolare empatia, più importante di qualunque altro elemento. La sfida per un attore è di tirare fuori ciò che ha dentro non necessariamente attraverso il linguaggio, ma con il corpo».
Una sfida difficile per Mr. Bean che ha ammesso di non aver mai pensato di dover recitare ruoli seri per accreditarsi come attore, «ho sempre impersonato figure strane, eccentriche, mai normali. Stavolta ho dovuto trovare un modo per rendere un uomo molto ordinario, che fa un lavoro straordinario... e non ero certo di riuscirvi».
Nel suo storico ufficio di Quai des Orfèvres, il commissario appare più che altro un fine psicologo che tenta di scoprire il killer pensando a Freud: «Di solito i crimini sessuali sono dovuti a un orgoglio ferito – dice Maigret —. Come reagirebbe, quindi, un assassino se un suo crimine fosse attribuito a un altro? Con rabbia e frustrazione. Devo stanarlo prima che uccida ancora». Scatta così la trappola che condurrà alla soluzione del caso.
«È un tributo al talento e all’universalità di mio padre – dichiara Simenon —. Non era un uomo semplice, ma con un alto senso dell’etica».