Corriere della Sera, 11 dicembre 2016
Il (poco) verde nelle città. 31 metri quadrati per abitante
Ogni persona che vive in un capoluogo italiano ha a disposizione 31,1 metri quadrati di verde. Il dato fornito da Coldiretti, su base Istat, è chiaramente una media. C ome ammoniva il poeta Trilussa, però, la statistica è quella scienza che se uno mangia un pollo e un altro no alla fine i due hanno mangiato mezzo pollo. L’osservazione non è così banale come può sembrare. Ai Materani che dispongono di 988,1 metri quadri a testa fanno da contraltare i Nisseni con appena 2,7.
A essere più virtuose sono le città del Nordest (50,1 metri quadrati) che hanno aree più che doppie rispetto al Centro, Nord-ovest e Isole. Il Sud (42,5) si difende grazie ai capoluoghi lucani. Invece, se si guarda la classifica dei capoluoghi di provincia in testa c’è Matera con quei 988,1 metri quadri e poi Trento (401,5), Potenza (370,9), Sondrio (312,4), Terni (149,2), Pordenone (141,8), Gorizia (131,8), Reggio Calabria (103) e Verbania (101,6). Maglia nera è Caltanissetta (2,7) che «batte» Crotone (3,1), Taranto (3,1) Trani (3,5), Trapani (5,5), Isernia (5,8) e Genova (6,2). Fra le metropoli Milano (17,2) è 73esima e precede di una lunghezza Roma (15,9). Va meglio Torino (21,7) che è 56esima mentre fanno peggio Napoli (11,3) che è 93esima e Palermo (10.5) 95esima.
«I numeri sono preoccupanti – spiega Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti che ha 1,5 milioni di associati – perché le aree verdi nei capoluoghi sono solo il 2,7 per cento del loro territorio». Dati che hanno conseguenze. «La prima è per la salute, perché la combinazione dei cambiamenti climatici e della ridotta disponibilità di spazi verdi – prosegue – favorisce lo smog. Non si pensa mai che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria sino a 250 grammi di polveri sottili: un ettaro in più di piante elimina 20 chili di smog in un anno. Per questo bisogna che le amministrazioni investano in modo strutturale e lo Stato deve incentivare i privati con defiscalizzazioni degli interventi su giardini con meccanismi simili a quelli previsti per il risparmio energetico». I benefici potrebbero essere molteplici. «Più verde significa combattere il dissesto idrogeologico – conclude Moncalvo – e l’inquinamento, che è tornato alla ribalta con i blocchi al traffico».
I divieti di circolazione, infatti, sono scattati in diverse città per i mezzi più inquinanti. A Milano partono oggi le misure previste dal «Protocollo regionale sulla qualità dell’aria» visto che è stato superato il limite giornaliero di PM10 di 50 microgrammi per metro cubo per sette giorni consecutivi. Stop quindi, dalle ore 7,30 alle ore 19,30, ai veicoli Euro 0 benzina e Euro 0, 1 e 2 diesel. Alt alle auto private Euro 3 diesel senza filtro antiparticolato dalle 9 alle 17 e ai veicoli commerciali Euro 3 diesel senza filtro antiparticolato dalle 7,30 alle 9,30. In più in casa bisognerà abbassare la temperatura dei riscaldamenti a 19 gradi.
A Roma oggi tornano le domeniche ecologiche (7.30-12.30 e 16.30-20.30), mentre i limiti alle auto da Euro 2 a scendere, in fascia Verde, sono partiti l’8 dicembre. Anche a Torino da mercoledì prossimo scatteranno i divieti. Aria pesante pure a Napoli, dove al fermo già previsto per le giornate di lunedì, mercoledì e venerdì (dalle 9 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 16,30) si è aggiunto il martedì fino al 31 dicembre.
«Il blocco è una soluzione emergenziale – spiega Federico Pizzarotti, delegato Anci per l’Ambiente – e serve sia per abbassare l’inquinamento sia per far riflettere tutti ma non può essere la soluzione definitiva perché serve incentivare la mobilità sostenibile, il trasporto pubblico e controllare le caldaie dei riscaldamenti».