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 2016  dicembre 11 Domenica calendario

La Bce apre un’inchiesta per la fuga di notizie su Siena

Sono le ore 13.27 di venerdì quando, al cuore dell’area euro, la realtà inizia a intrecciarsi con le notizie su di essa fino a farsene influenzare. L’agenzia Reuters mette a segno un’esclusiva su quanto sta accadendo nella Kaiserstasse di Francoforte, dove si riunisce il Consiglio unico di vigilanza della Banca centrale europea: l’agenzia britannica, sulla base di una fonte anonima, indica che il Consiglio «ha deciso di respingere la richiesta di Monte dei Paschi di avere più tempo per l’aumento di capitale».
Le conseguenze sono evidenti per chiunque conosca la saga della banca senese. In luglio Mps si era impegnata in un estremo tentativo di salvataggio dopo anni di malagestione, perdite e 8 miliardi di capitali freschi già bruciati. Il piano prevede che la banca si liberi di 27,6 miliardi di crediti in default e, a fronte di un valore di mercato oggi sceso a 571 milioni, raccolga capitale per 5 miliardi entro fine anno. La vigilanza della Bce ha approvato questo programma e il relativo calendario, quindi aveva concesso all’istituto un po’ più di spazio solo grazie ad esso. Per tutte queste ragioni la Bce ha dunque un potere vincolante nell’esaminare la richiesta di rinvio dell’aumento di capitale, motivata con la crisi di governo in Italia. E ora sembra aver deciso: richiesta respinta. L’esclusiva di Reuters rendeva quasi inevitabile un salvataggio pubblico.
Restavano solo due particolari da capire mentre Mps crollava in Borsa del 15,4% in meno di due ore, l’indice dei titoli bancari di Milano perdeva il 2% in novanta minuti e lo spread dei titoli di Stato italiani su quelli tedeschi si impennava bruscamente: chi aveva commesso il reato e perché. Alle ore 13.27 il Consiglio di vigilanza era infatti ancora in corso, la discussione aperta. Mentre Reuters si è legalmente avvalsa del suo diritto di cronaca, con un’ennesima prova di valore del suo staff, chi ha fornito l’informazione all’agenzia sapeva di violare il codice civile e penale con una serie di reati che comportano danni ingenti e anni di reclusione: violazione del segreto d’ufficio, aggiotaggio e vari altri profili di abuso di mercato.
Non è la prima volta che una fuga di notizie avviene nella Kaiserstrasse. Ma questa riguarda una banca quotata d’importanza sistemica, in un momento di estrema fragilità dovuto anche alla crisi di governo in Italia e dev’essere molto probabilmente partita dalla stanza stessa del Consiglio di vigilanza. Là dentro ci sono 25 responsabili massimi della sorveglianza arrivati in gran parte dai 19 Paesi dell’euro, i loro 25 collaboratori e pochissimi esperti della Bce.
Dopo aver esitato per ore, sulla base di una richiesta del Corriere della Sera la Bce ha fatto sapere di aver lanciato per la prima volta un’inchiesta per fuga di notizie dal Consiglio di vigilanza bancaria. In realtà ancora il giorno prima la stessa presidente dell’organismo di Francoforte, Danièle Nouy, non aveva osato prendere l’iniziativa che avrebbe risolto il caso: pubblicare un breve comunicato per far sapere che nessuna decisione finale è ancora stata presa sulla richiesta del Monte dei Paschi. Sarebbe stata la verità. La banca di Siena per ora non ha ricevuto risposte dalla Bce. Ciò che è emerso venerdì pomeriggio da Francoforte è solo una «bozza di decisione completa», da sottoporre al presidente Mario Draghi e al resto del Consiglio dei governatori (l’organo massimo della Bce) per una procedura di silenzio-assenso che si sarebbe dovuta concludere venerdì prossimo.
La scelta della Bce di negare il rinvio a Monte dei Paschi ha motivazioni valide. Aspettare ancora a stabilizzare una crisi aperta da troppi anni comporta per la banca rischi di un calo della liquidità. Ma l’idea di una procedura della Bce che silenziosamente avrebbe fatto passare sette giorni aveva un significato implicito e prezioso per l’Italia: venerdì prossimo molto probabilmente un nuovo governo sarà nel pieno dei poteri a Roma per l’eventuale nazionalizzazione. La fuga di notizie delle 13.27 ha deliberatamente distrutto quella finestra di una settimana di quiete attorno a Mps e al mercato bancario italiano, proprio mentre Siena e gli altri istituti si stavano riprendendo in Borsa. E i vertici della vigilanza della Bce hanno mostrato di non aver ancora messo a punto il modo in cui comunicano all’esterno.
Probabile che l’incidente nella Bce non cambi di molto il corso dei prossimi giorni. Mps tenterà comunque di trovare investitori privati, con speranze scarse ma non ancora nulle. Intanto il governo uscente di Matteo Renzi ha già pronto il decreto per il salvataggio di Stato con una cosiddetta «ricapitalizzazione precauzionale», che salvaguarda in gran parte le famiglie detentrici di obbligazioni: l’intervento vale in tutto 7 miliardi, che andrebbero in gran parte a far salire il debito pubblico già quest’anno. Il testo del decreto contiene poi simili garanzie pubbliche al rafforzamento del capitale di Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, di Carige, di Banca Etruria, Marche, CariChieti e CariFerrara. In tutti questi casi si tratta solo dell’ombrello di un intervento già predisposto dal Tesoro, da aprire solo se le operazioni in corso sul mercato non andassero a buon fine.
Ma se c’è un punto che la fuga di notizie dell’Eurotower paradossalmente mette a nudo, è quanto la classe politica italiana consideri ancora tossico sostenere le banche. Il premier uscente Renzi ha fatto quanto ha potuto, a qualunque costo per l’economia, per lasciare il compito al suo successore. Spera ancora di esserci riuscito.