Corriere della Sera, 11 dicembre 2016
Mps, la carta dei privati: convertire le obbligazioni
Su Mps «ci sono già soluzioni a portata di mano, bisogna portarle a compimento». All’auspicio di ieri del viceministro dell’Economia Enrico Zanetti risponderà oggi il consiglio di amministrazione della banca, convocato per le 16. Visto che la Bce non ha concesso neanche un giorno in più a Mps, l’operazione di salvataggio tutta privata da 5 miliardi di euro va chiusa necessariamente entro il 31 dicembre. A Siena si tenterà il tutto per tutto per riuscire a chiudere l’operazione già per Natale. Evitando così l’ingresso dello Stato nel capitale e il sacrificio degli obbligazionisti. E soprattutto si punta a dare un segnale positivo all’esterno in vista dell’apertura dei mercati di domani.
Nelle sue linee essenziali l’operazione bis sul Montepaschi è già predisposta, anche se fino a ieri sera si è lavorato per ottenere le autorizzazioni che servono, in tempo record, dalle varie autorità, a cominciare dalla Consob. Il piano elaborato da Jp Morgan e Mediobanca, che oggi il board presieduto da Alessandro Falciai e guidato dall’amministratore delegato Marco Morelli dovrebbe approvare, prevede la riapertura dell’offerta di scambio obbligazioni-azioni, rivolta sia agli investitori istituzionali sia al pubblico dei risparmiatori, circa 40.000 clienti del Montepaschi che sottoscrissero le obbligazioni nel 2008 per 2,1 miliardi.
L’offerta di scambio potrebbe partire mercoledì o giovedì dopo il via libera delle autorità (non della Bce) e da essa si stima di ottenere ulteriori 1-1,5 miliardi da aggiungere al miliardo che ha aderito alla prima conversione (di cui 420 milioni dalle sole Generali).
Un altro miliardo potrebbe arrivare dal Qatar. Il fondo sovrano Qia viene dato ancora in partita da fonti vicine alle banche advisor, anche se molto dipende dai tempi in cui verrà risolta la crisi di governo.
In sostanza si punta a raccogliere in questo modo 3-3,5 miliardi di euro. Contemporaneamente le banche farebbero partire non un aumento di capitale ma un «collocamento privato» di azioni (private placement) per la cifra mancante per arrivare a 5 miliardi, cioè circa 1,5-2 miliardi puntando sui fondi che si sono mostrati interessati durante il roadshow.
Si spera dunque nei piccoli risparmiatori, che hanno disertato la prima offerta perché vincolati dalle norme «bloccanti» della Consob che hanno impedito a Mps di vendere le azioni ai titolari di bond che non fossero in linea con il profilo di rischio richiesto dalle regole europee (Mifid). Si tratterà però di superare in qualche modo le norme poste a tutela dei risparmiatori: l’argomentazione sarà che se si andasse a un intervento dello Stato, i bond subordinati verrebbero comunque convertiti in azioni, ma in perdita e non a un prezzo vantaggioso come quello che verrà offerto. Perché il piano in extremis abbia successo servirà comunque che ci sia l’ok delle autorità. E che il mercato risponda finalmente nel modo giusto.