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 2016  dicembre 08 Giovedì calendario

La diretta Rai 1 crolla nel finale. Oscurati gli applausi

Madama Butterfly su Rai1. E alla chiusura, taglio delle ovazioni, taglio degli applausi, dei saluti, fine delle riprese su Cio-Cio-San che ringrazia. È come tagliare i titoli di coda di un film. Non si fa così. Un’opera, uno spettacolo teatrale ha senso se lo si accompagna fino alla resa dei conti, fino al compiacimento, o al disappunto, del pubblico. Prima, riprese limpide e statiche, sottotitoli, frequenti primi piani dei cantanti, iperrealismo, grande spolvero di battiti di ciglia e tremolar di ugole, certo invisibili a occhio nudo o col binocolo da teatro. Un po’ come il calcio: in tv si seguono meglio azioni e giocatori, ma vuoi mettere l’atmosfera dello stadio? La prima della Scala è tornata su Rai1: alle 18, Tg1 in edizione ridotta. Il telegiornale era saltato del tutto, invece, il 7 dicembre 1997, per il «Macbeth» di Verdi, Riccardo Muti sul podio. Non è vero che la prima della Scala mancava in diretta tv da 30 anni, come ha detto Milly Carlucci che introduceva, insieme con Antonio Di Bella. Gli anni sono «soltanto» 19, e non è un caso che dopo non se ne fece più niente: il Tg1, diretto da Marcello Sorgi, entrò in sciopero contro la decisione «scaligera» del presidente Rai Enzo Siciliano. Con quel «Macbeth», Rai1 scese al 5 per cento di share. Record negativo mai più battuto.
Adesso dunque è importante questo ritorno: Carlucci, elegante in lamé nero e mano sinistra fasciata, e Di Bella, più gli altri colleghi in postazione giornalistica e strategica, all’esterno, nel foyer, hanno potuto divulgare lo spirito dell’opera, la sua storia, la disastrosa accoglienza alla prima, nel 1904. La più notevole all’entrata? Carla Fracci con la corona in testa. Di corallo. Nell’intervallo, tempo per il tg e, naturalmente, la pubblicità. Due parole in diretta del sovrintendete Pereira, una piccola intervista registrata al maestro Chailly, qualche autopromozione, divulgazione e soprattutto Sandro Cappelletto che ci fa capire perché Butterfly è moderna, nella musica e nei testi, «un esempio di turismo sessuale dell’epoca».
L’episodio del taglio finale, sul successo, dimostra ancora una volta come l’opera non abbia vita facile in tv. Adesso, con il digitale e le reti tematiche, va un po’ meglio. Però il paese che ha inventato il melodramma ha sempre mancato di divulgazione musicale, nonostante alcuni programmi, nonostante le opere di Anderman. E nonostante questa Butterfly in diretta, non ci siamo ancora.