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 2016  dicembre 08 Giovedì calendario

Troppi tentativi falliti. Una nuova Costituente

Nel corso della campagna referendaria molti esponenti fautori del No hanno dichiarato che pur apprezzando l’idea di abolire il bicameralismo paritario, consideravano la riforma del Senato pasticciata, confusa e di difficile se non impossibile applicazione. Molti di essi aggiungevano: a questo punto meglio sarebbe stato abolire il Senato tout court. Tra coloro che hanno fatto dichiarazioni in tal senso ricordo in particolare Bersani, D’Alema, Vendola, Grillo, Salvini, Berlusconi, Zagrebelsky. Sarà ora facile vedere se fossero sinceri e onesti intellettualmente, perché – vista la vastità di tale schieramento – non dovrebbe essere per loro difficile farsi promotori di una legge costituzionale approvabile in poco più di tre mesi e composta di un solo articolo: «Il Senato è abolito».
Giuseppe Federico

Caro Federico,
A nch’io ricordo le posizioni sul Senato di coloro che sembravano disposti ad accettarne la soppressione piuttosto che approvare la complicata riforma su cui abbiamo votato negli scorsi giorni. Ma non sono certo che il problema possa essere risolto con le poche righe di una legge brevissima. Il Senato è incastonato nella Costituzione italiana, è menzionato in altri articoli, non ha soltanto funzioni legislative (il suo presidente diventa capo dello Stato pro tempore quando il presidente della Repubblica è assente o incapacitato). Per sopprimerlo, quindi, occorre una legge che ritocchi altri articoli della Costituzione.
Mi chiedo allora se non valga la pena di recuperare un’altra proposta fatta da alcuni esponenti del «No», soprattutto agli inizi della campagna elettorale: una nuova Assemblea costituente a cui verrebbe assegnato il compito di rivedere l’intera Costituzione o, almeno, la sua seconda parte. La strada delle riforme parziali mi sembra ormai definitivamente bloccata. Dopo tre Commissioni bicamerali, i saggi riuniti da Giorgio Napolitano agli inizi del suo secondo mandato e due referendum falliti, è difficile immaginare un governo o una maggioranza parlamentare che siano pronti a correre il rischio di un nuovo fallimento. Ma non credo che i tentativi falliti dimostrino l’inutilità della riforma. Quando i duellanti avranno smesso di litigare, ci accorgeremo ancora una volta che due Camere paritarie sono un pericoloso nonsenso, che l’Italia spende troppo per i suoi parlamentari, che il presidente del Consiglio deve avere il diritto di revocare i suoi ministri, che il nuovo Titolo V della Costituzione sui rapporti fra Stato e Regioni ha reso l’Italia ancora meno governabile. Una nuova Costituente sembra, in questa prospettiva, l’ultima soluzione possibile.
Resta naturalmente il problema della sua composizione. Ma non credo che l’Italia manchi di 100 o 150 persone sagge, competenti e imparziali a cui affidare il compito di scrivere un testo che verrà poi sottoposto all’approvazione degli elettori.