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 2016  dicembre 08 Giovedì calendario

Se tutti i leader di partito, compreso Renzi, terranno fede alle cose che hanno detto in questi giorni non sarà possibile formare nessun governo

Se tutti i leader di partito, compreso Renzi, terranno fede alle cose che hanno detto in questi giorni non sarà possibile formare nessun governo.

E che succederà allora?
Vacanze dell’esecutivo non ce ne possono essere. L’attuale gabinetto resterà comunque in carica fino all’insediamento del successivo. In altri termini, se formare un nuovo governo non sarà possibile in nessun caso, gli attuali ministri reggeranno le sorti del Paese limitandosi all’ordinaria amministrazione. Fino alle elezioni e all’insediamento dei nuovi. Vale a dire, alla grossa, fino a Pasqua.  

Forse converrà dar conto della giornata di ieri. Mi pare ricca di eventi.
Il primo evento è il varo a velocità record, da parte del Senato, della legge di Bilancio. La Boschi, in quanto ministro per i Rapporti con il Parlamento, s’è presentata di primo mattino a Palazzo Madama e ha annunciato che il governo avrebbe posto la fiducia sull’articolo 1 della manovra, con questo facendo cadere i mille e passa emendamenti presentati dall’opposizione e chiudendo di fatto la partita. Preso atto del rammarico di tutti quanti, compreso il presidente della commissione Bilancio, Giorgio Tonini (Pd), s’è passati ai voti intorno alle due del pomeriggio e la legge è passata con 173 sì e 108 no.  

A quel punto doveva svolgersi la Direzione del Pd. Appuntamento atteso e che lei stesso ha definito molto importante.
Sì, la cosa è però stata svuotata di ogni tensione perché Renzi ha deciso di limitarsi a una comunicazione, cioè a un suo discorso, e di rimandare il dibattito a dopo le consultazioni. Matteo Orfini, che presiedeva, ha spiegato che dopo le consultazioni la Direzione avrebbe avuto chiara la posizione ufficiale di ciascuna forza politica, non essendo evidentemente possibile ragionare intorno agli scenari disegnati dai quotidiani. I lavori sono cominciati alle 18.30 (Serracchiani: «Dovevamo permettere a tutti i delegati di raggiungerci, mica vivono tutti a Roma»), Renzi, piuttosto allegro e senza cravatta, ha parlato per 19 minuti e poi è scappato al Quirinale a dimettersi, come da impegni. Non senza riannodarsi una cravatta, prima.  

Che cosa ha detto?
Il passaggio chiave è questo: «Noi non abbiamo paura di niente e di nessuno. Se gli altri vogliono votare subito dopo la sentenza della Corte costituzionale (prevista per il 24 gennaio, ndr) lo dicano subito. Se invece vogliono un nuovo governo che affronti il problema di scrivere una nuova legge elettorale e i numerosi appuntamenti istituzionali... In questo caso è necessario sapere che il Pd non può essere lasciato solo, abbiamo già pagato il prezzo della solitudine. Anche gli altri devono caricarsi il peso di governare, certo sarà difficile acconciarsi all’idea che mentre noi facciamo vivere un governo veniamo dipinti come “il quarto governo non eletto dal popolo” dopo il colpo di stato del 2011, il quarto figlio di un Parlamento illegittimo, oppure il prodotto del trasformismo di Alfano e Verdini». La durezza di Renzi è ben rappresentata anche dalla decisione successiva: non sarà lui a guidare la delegazione del Pd che andrà a far visita a Napolitano sabato prossimo. Insieme con i due capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda (formalmente, il Capo dello Stato in queste occasioni consulta i gruppi parlamentari e non i partiti) ci sarà il vicesegretario Lorenzo Guerini. Anche se nel corso del suo discorso Renzi ha annunciato che la Direzione del partito è convocata in modo permanente e che la discussione successiva alle consultazioni si svolgerà alla luce del sole («non abbiamo paura neanche dello streaming»), gli esponenti della minoranza - Zoggia, Boccia, Walter Tocci - lo hanno attaccato lo stesso. Boccia ha addirittura detto: «Renzi, impedendo la discussione, ha dimostrato di non aver capito niente di quello che è successo il 4 dicembre». Il segretario, d’altronde, aveva stigmatizzato come «poco eleganti» i festeggiamenti organizzati dalla minoranza dopo la vittoria del No. In rete Bersani è stato parecchio contestato e, secondo quello che ha detto Renzi ieri, «in questo momento c’è un boom di iscrizioni al partito».  

Mattarella comincia le consultazioni oggi?
Sì, oggi alle 18. Secondo la solita procedura: l’unico ex capo di Stato in vita, cioè Giorgio Napolitano (contrarissimo allo scioglimento delle Camere: Renzi lo ha chiamato al telefono prima della Direzione), poi i due presidenti di Senato e Camera, poi via via i gruppi parlamentari dal più piccolo al più grande. Più che il nome del prossimo presidente del Consiglio, è cruciale la maggioranza chiamata a sostenerlo. Lega e M5s vogliono votare e si rifiutano di allearsi con chicchessia. Berlusconi pure e non vuole le elezioni adesso. Renzi, ha detto ieri, se quelli non si compromettono non appoggerà nessun nuovo esecutivo. Quindi, se ognuno tiene la posizione, non ci sarà nessun nuovo governo.