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 2016  dicembre 04 Domenica calendario

I piaceri della grammatica

Anche se una simile, generalissima distinzione meriterebbe di essere meglio dettagliata, tra i linguisti di oggi si intravvede una distinzione abbastanza chiara tra chi tende a studiare la lingua in primo luogo come un prodotto biologico, e come tale soggetto alle dinamiche proprie dell’evoluzione, e chi invece tende a metterne in valore gli aspetti culturali, legati a tempi e alle dinamiche storicamente determinate dell’agire umano e della sua consapevolezza. Un elemento visto più nei suoi elementi di mutevolezza o di variabilità che nel suo radicamento – complessivamente stabile, o diversamente mutevole – nelle strutture cerebrali e mentali della specie umana.
In tale alternativa, tuttavia, non deve certo vedersi una contrapposizione, giacché il linguaggio umano – lo sappiamo da quando la linguistica storica venne fondata nell’Ottocento su metodi e modelli derivanti per via diretta dalle geniali teorie biologiche di Darwin, senza le quali, forse, non avremmo nemmeno la glottologia – è certo in primo luogo un prodotto dell’evoluzione, ma è anche, altrettanto certamente, l’accompagnamento e quasi il motore della storia, la quale senza di esso non esisterebbe.
Un interessante connubio fra queste due prospettive, comprensibilissimo anche a chi non si occupa nello specifico né dell’una, né dell’altra, è l’ultimo libro di Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, che in pagine veementi ed efficaci si rivolge a un pubblico virtuale d’allievi che potrebbero essere studenti, insegnanti, o persone desiderose a qualsiasi titolo di recuperare, assieme al «piacere della lingua», anche il «piacere della grammatica», per usare le sue parole. Dando del tu al suo lettore, Sabatini introduce con la sua abituale verve argomentativa a due temi, tra loro legati, che da qualche tempo hanno attratto l’attenzione dello studioso non meno che del fortunato divulgatore.
Il primo riguarda le radici neurobiologiche del linguaggio, dalla cui considerazione Sabatini muove per raccontare una sorta di breve storia linguistica dell’umanità, dallo sviluppo dell’Homo sapiens fino ad oggi, attraverso un percorso che svolta al tornante cruciale – per il modo stesso che abbiamo di conoscere il mondo e di descriverlo – della scrittura e della lettura, con conseguente sviluppo di modi di comunicare che a scrittura e lettura sono sempre più inestricabilmente legati, in ogni pratica della vita umana.
Nella seconda parte del volume, il campo si stringe sulle manifestazioni concrete della lingua nei testi e in generale nelle strutture del discorso. Sono i piaceri della grammatica, che Sabatini propone servendosi del modello interpretativo della grammatica valenziale. Elaborata ai primi del Novecento dal francese Lucien Tesnière, essa si fonda su un’interpretazione raffinata della frase come struttura che dipende interamente dal verbo, e attorno al verbo costruisce ogni livello d’analisi delle strutture linguistiche. Non è semplicemente un principio pratico, giacché a quest’interpretazione Sabatini collega direttamente alcuni risultati delle ricerche che indagano i meccanismi cerebrali della produzione del linguaggio, proponendo – in modo alternativo rispetto ad altre teorie affini – un fondamento neurolinguistico a simili modelli di descrizione dell’enunciato e del testo. Tutto si tiene, insomma, nel disegno della lezione : linguisti e non linguisti disponibili a farsi sollecitare dall’irrefrenabile voglia di Sabatini di convincere – quasi: di conquistare – il suo lettore, potranno ricavarne spunti e stimoli che è raro trovar concentrati tutti, e tanto appassionatamente proposti, in un solo libro.