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 2016  dicembre 04 Domenica calendario

In Champions League chi gioca «perde»

Quanto vale la vittoria della Champions League di volley maschile? «Quasi conviene arrivare secondi».
Sembra un paradosso, ma in realtà non lo è. L’amara constatazione di Giuseppe Cormio, direttore sportivo della Lube Treia e uno dei dirigenti più esperti in campo europeo, sottolinea le distanze tra la pallavolo e gli altri due sport dominanti in Europa, calcio e basket. Due pianeti distinti, dati i valori economici reali. Se la partecipazione alla Champions League di calcio e all’Eurolega di basket rappresentauna certezza di guadagno per il club, lo stesso non può dirsi per chi approda nella Champions League organizzata dalla Cev (Confédération Européenne de Volleyball) e nel pieno di un restyling che ha aperto le porte ad almeno un club di tutte e 56 le federazioni affiliate.
«Solo arrivando alle Final Four ci si avvicina al pareggio tra costi e ricavi – prosegue Cormio -. Nel 2011 ho organizzato una finale a Bolzano e ciò significa, per la società ospitante, sostenere i costi di tutti». Costi che non riguardano solamente le trasferte e gli alloggi, ma anche la produzione televisiva.
La Cev ha infatti ceduto all’agenzia The Sportsman Media Group i diritti tv delle sue competizioni per club (sia maschili che femminili) per 1,5 milioni di euro, lasciando però alle società l’onere di occuparsi dei service video e dell’uplink per inviare il segnale in diretta via satellite. Un lavoro di produzione la cui spesa è stimabile in circa 10mila euro a partita, con un minimo di tre partite garantite dalla partecipazione alla prima fase della Champions League.
Con la vendita dei diritti a The Sportsman Media Group, la Cev garantisce comunque un contributo alle società. In Italia Fox Sports si è aggiudicata l’esclusiva per la trasmissione delle partite, ma altre nazioni sono rimaste senza copertura.
«Purtroppo le loro richieste economiche sono sovradimensionate rispetto alla realtà del nostro sport», è l’analisi di Cormio, che focalizza inoltre l’attenzione su altre spese: «Non vengono considerati i costi delle trasferte, ma anche del technical supervisor da ospitare e da remunerare con una diaria giornaliera, così come per gli arbitri. Il tutto comporta costi che sono a dir poco doppi rispetto agli eventuali ricavi». Basti pensare che il premio per la vittoria è pari a 50mila euro, ovvero poco più di quanto speso dai club per la sola produzione televisiva delle tre partite casalinghe nella fase a gironi.
Ma non solo: i club partecipanti versano 25mila euro per la fase a gironi, a cui aggiungerne 8mila e 5mila per i playoff. Questo a fronte di un montepremi complessivo da 110 mila euro (da dividere solo tra le prime quattro) e di premi partita da minimo 2.600 euro. Cifre irrisorie in uno scenario paradossale, nel quale i club partecipanti scendono in campo sapendo già di andare in perdita.