La Gazzetta dello Sport, 7 dicembre 2016
Tre notizie. La prima: la legge di Stabilità, o Finanziaria, o legge di Bilancio potrebbe essere approvata già stasera (improbabile) o al più tardi domani mattina

Tre notizie. La prima: la legge di Stabilità, o Finanziaria, o legge di Bilancio potrebbe essere approvata già stasera (improbabile) o al più tardi domani mattina. La seconda: la Corte costituzionale si riunirà il 24 gennaio e deciderà che cosa fare dell’Italicum. La terza: la direzione del Pd è convocata per oggi alle tre del pomeriggio. Subito dopo, alle sei e mezza, si incontrano i Cinquestelle che hanno spostato il loro vertice, previsto in un primo tempo per ieri, a oggi proprio per vedere come sarebbero andati a finire i lavori dei democratici.
• Partiamo dalla legge di Stabilità.
Renzi voleva dimettersi già lunedì sera. Mattarella lo ha persuaso a condurre prima in porto la legge di Stabilità, già passata alla Camera, garantendogli che avrebbe accettato subito dopo le sue dimissioni senza rinviarlo in Parlamento. Ne è venuta di conseguenza un’accelerazione dell’iter di approvazione della Finanziaria: la commissione Bilancio del Senato, a cui è affidato l’esame preliminare del testo, ha lavorato ieri pomeriggio e stanotte, l’Aula affronta il provvedimento stamattina alle nove e mezza, ora entro cui dovranno essere presentati gli emendamenti, che il governo però farà cadere chiedendo la fiducia. Si comincerà a votare questa fiducia intorno alle 13.30 e si andrà avanti per tutto il giorno. Il voto finale dovrebbe essere domattina, ma non è escluso che, se si farà in tempo, si chiuda la faccenda già stasera.
• Non è assurdo un voto di fiducia in questa situazione?
È stata chiamata «fiducia tecnica». La parola «tecnico» risolve ogni contraddizione.
• Veniamo alla Corte costituzionale.
La Corte costituzionale è stata chiamata in causa da quattro tribunali (Messina, Torino, Perugia, Genova). I profili di incostituzionalità sarebbero sei. I giudici avrebbero dovuto pronunciarsi già a settembre, ma preferirono rimandare la sentenza a dopo il referendum. Ieri hanno annunciato che si riuniranno martedì 24 gennaio. I punti in discussione della legge elettorale per la Camera in vigore adesso sono: la mancanza di una soglia minima per accedere al ballottaggio, l’impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati, le irragionevoli soglie d’accesso al Senato (l’8% su base regionale), il vulnus al principio della rappresentanza democratica, il vulnus al principio della rappresentanza territoriale. La sesta questione («Irragionevole applicazione della nuova normativa elettorale per la Camera a Costituzione vigente per il Senato») è venuta a cadere con la sopravvivenza del Senato sancita dal referendum.
• Presentiamo la direzione di oggi del Pd.
Un appuntamento capitale. Renzi annuncerà che vuole andare alle elezioni il più presto possibile, la minoranza gli si opporrà, come si evince anche dalle dichiarazioni di ieri. Vogliono le elezioni subito, oltre a Renzi: il M5s - che vuole cimentarsi con l’Italicum -, la Lega - che vuole mettersi alla prova con qualunque sistema elettorale -, e lo stesso Renzi, di cui non è ancora chiaro quale sistema elettorale preferisca. Vogliono prolungare il più possibile l’attuale legislatura, possibilmente fino alla sua scadenza naturale nel febbraio 2018: il presidente della Repubblica, Forza Italia, la sinistra dem.
• Si potrebbe andare al voto prima che la Corte costituzionale si riunisca?
Mi pare improbabile. Già questo Parlamento è giudicato illegittimo perché eletto con una legge che la Consulta ha giudicato incostituzionale in molte sue parti (il vecchio Porcellum). Andare a votare con un sistema che di nuovo la Corte potrebbe giudicare contrario alla Carta in molte sue parti mi sembrerebbe abbastanza folle. L’intenzione dichiarata di Renzi e di Grillo è di prendere atto delle decisioni della Consulta e di adattare i due sistemi attualmente in vigore ai deliberata dell’alta corte, possibilmente armonizzandoli. Tutti si aspettano che l’attività dei giudici e le successive correzioni portino a una riesumazione del proporzionale. Vale a dire: ogni forza politica avrà alla Camera e al Senato una rappresentanza proporzionata ai voti ricevuti. Fatte salve, naturalmente, le varie forme di sbarramento previste, che impediranno ai partiti piccoli di entrare alla Camera e al Senato se non raggiungeranno un soglia minima di consensi. Certo, la Corte potrebbe tenere in vita il ballottaggio e a quanto pare il premier uscente non ha paura di questa eventualità. Fida nel 40% che lo ha sostenuto al referendum al quale, al momento del testa a testa, si aggiungerebbero, probabilmente, i voti dei berlusconiani, se è vero che il Cav non vuole a nessun costo un uomo di Grillo a Palazzo Chigi. Al cronista è venuto in mente anche un pensiero malizioso: andando al voto, sarebbe il segretario del Pd a preparare le liste e certo i posti disponibili per la minoranza dem non sarebbero troppi. Bersani e gli altri verrebbero in un certo senso costretti a uscire dal partito, col rischio concreto di non superare poi gli sbarramenti.