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 2016  dicembre 06 Martedì calendario

Non siamo neanche più capaci di dormire

La vera emergenza di questi anni sta diventando la mancanza di sonno. A sostenerlo è una ricerca condotta a livello internazionale, secondo la quale dormire poco non ha solo effetti negativi sulla salute di chi lo fa, ma determina ripercussioni addirittura sull’economia di una nazione. Alla Gran Bretagna, ad esempio, la mancanza di sonno dei cittadini costa 40 miliardi di sterline all’anno, tra giorni di lavoro persi, malattie e scarsa produttività. Dati analoghi si registrano negli altri paesi coinvolti nella ricerca, condotta dall’istituto indipendente inglese Rand Europa, che ha utilizzato i dati di 62.000 persone in cinque paesi: Gran Bretagna, America, Giappone, Canada e Germania.
Il risultato è che mediamente ogni paese subisce un rallentamento pari all’1,9 per cento della crescita economica prevista, a causa delle notti troppo brevi dei suoi cittadini. In America, ad esempio, si perdono 1 milione e 200.000 giorni all’anno a causa del sonno ridotto, pari a 411 miliardi di dollari; in Giappone 600.000 giorni, con un danno di 138 miliardi; in Gran Bretagna sfumano 40 miliardi di sterline per 200.000 giorni persi, che sono gli stessi registrati in Germania, con un danno pari a 60 miliardi di dollari. Il paese migliore, in questo senso, risulta il Canada, dove gli abitanti riposano meglio, con 80.000 giorni di lavoro perduti e un costo «solo» di 60 miliardi di dollari.
L’aspetto economico rappresenta un problema, ma i ricercatori hanno voluto ribadire anche che chi dorme meno di sei ore a notte rischia di contrarre malattie gravi come cancro e problemi cardiaci, con una percentuale del 13 per cento superiore rispetto a quella di coloro che amano abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
Evidenziato il problema, il centro di ricerca ha anche cercato di dare delle soluzioni, segnalando che si dovrebbe dormire tra le sette e le nove ore per notte e che ci sono accorgimenti da adottare per riuscirci. Anche da parte delle aziende, che ad esempio potrebbero creare delle «nap rooms», cioè delle camere per il pisolino dove i loro dipendenti possano recuperare energie durante l’orario di lavoro. Manager e imprenditori, inoltre, dovrebbero anche sollecitare i propri dipendenti a non utilizzare telefonini e apparecchi elettronici la sera, se sono già stati al computer tutto il giorno per via del loro impiego. Le altre regole che andrebbero diffuse attraverso i datori di lavoro sono legate allo stile di vita. Per dormire meglio bisogna cercare di svegliarsi sempre alla stessa ora, in modo da creare un ritmo naturale sonno – veglia e poi si deve fare esercizio fisico durante il giorno.
La ricerca inglese ha messo a fuoco un problema internazionale che ovviamente coinvolge anche l’Italia. Per il nostro paese non esistono dati precisi come questi sui giorni di lavoro perduti o l’impatto sul Pil, ma la mancanza di sonno è comunque un’emergenza. Secondo alcune ricerche sono nove milioni gli italiani che soffrono di insonnia cronica, mentre oltre il 45 per cento della popolazione ha sperimentato forme di insonnia acuta o transitoria. Un sondaggio condotto di recente dall’Eurodap, l’associazione europea disturbi da attacchi di panico, fa un ritratto di come si dorme nel Belpaese. Sette italiani su dieci manifestano disturbi del sonno, mentre quattro su dieci hanno difficoltà ad addormentarsi. Tre su dieci, poi, soffrono di risvegli improvvisi durante la notte e due su dieci si svegliano sempre molto prima della sveglia. Ancora, va detto che sono pochi in Italia quelli che si concedono le otto ore ideali per un riposo sereno e che negli ultimi 30 anni in media si sono perse due ore di sonno per notte. Una tendenza che non ha età. Se trent’anni fa gli adolescenti dormivano nove ore e mezza per notte oggi si accontentano di sette ore e tre quarti, mentre gli adulti negli ultimi dieci anni sono passati dalle sette ore e mezza adeguate alle sei e mezza. Segno che dormiglioni e pacifici non siamo neppure noi. Con tutti i rischi che questo comporta.