Libero, 6 dicembre 2016
Il discorso di Croce che fondò la Repubblica
Nel 1943, l’ormai spodestato Benito Mussolini andava verso la definitiva sconfitta e gli italiani si risvegliavano antifascisti e ammainavano la bandiera con l’aquila. Ricordava con la solita ironia Leo Longanesi da Bagnacavallo, uno che di fascismo se ne intendeva essendovi stato dentro e fuori, fuori e dentro: «La nostra bandiera nazionale dovrebbe avere una grande scritta: ho famiglia».
Lo sbarco degli Alleati nel luglio del 1943 vide l’arrivo di moltissimi anglo-americani, che spesso le nostre nonne ricordano come soldatoni scuri di pelle e dai denti bianchissimi, intenti a distribuire piccole porzioni di cioccolato e viveri di prima necessità. Di quel periodo crediamo di sapere tutto. Eppure, la storia non smette mai di regalarci nuove emozioni e inaspettati ritrovamenti, anche negli angoli più impensabili. E infatti un giorno come tanti, nella piccola cittadina termale di Bagni di Lucca, un tempo vivace salotto pre e post-napoleonico, avvolta da secolari castagneti, attraversata da torrenti di acque gelate, scolpita di borghi medioevali e chiese romaniche, viene ritrovata la bozza originale del discorso, con relative correzioni olografe, che Benedetto Croce tenne al Teatro Piccinni di Bari nel gennaio del 1944. Rinvenuta presso la Biblioteca Comunale, grazie al presidente della Fondazione Michel de Montaigne, il professor Marcello Cherubini, tra le migliaia di lettere (e volumi) che Ian Gordon Greenlees decise di donare al Comune una volta scomparso e di cui si ricordano preziose corrispondenze con Alberto Moravia, Renato Guttuso, Mario Soldati, i fratelli Sitwell, Elena Croce...
Legatissimo a Bagni di Lucca, Greenlees nel 1969 acquistò Villa Mansi, appartenente alla nobile famiglia lucchese, e dal 1967 al 1975 nel Casinò cittadino organizzò diversi convegni, tra cui si ricorda quello del 1972, relativo alla sua esperienza a Radio Bari: «Le basi della democrazia italiana furono gettate al Congresso di Bari dove furono create le premesse per la formazione del governo dei partiti presieduto da Badoglio in marzo a Salerno e, più tardi, di quello presieduto da Ivanoe Bonomi a Roma nel giugno del 1944».
Quella tra Ian Greenlees e Benedetto Croce è stata una delle tante casuali amicizie nate sulle ceneri del fascismo, tra turni di guardia, guerriglia paesana e occupazioni di stazioni radio, anche se pare difficile immaginare il filosofo ed ex ministro liberale in cima a un tetto mentre sventola la bandiera tricolore e arringa la folla mimando colpi di fucile.
Ma Croce, seppur minuto e non più giovanissimo, fu sempre animato da una grandiosa forza morale e intellettiva che lo porterà a consacrarlo come uno dei titani che ancora oggi dominano il palcoscenico culturale italiano, nonostante le celebri contestazioni (per esempio la disputa con Einaudi). Un gruppo di giovani liberali a lui vicini prese possesso di Radio Bari, al tempo in cui le radio erano l’unico potente strumento di comunicazione.
Radio Bari, dal 1943 al 1944, fu diretta da Greenlees, e da qui il 10 settembre del 1943 Vittorio Emanuele III annunciò l’armistizio di Cassibile. Sempre a Bari, il 28 e 29 gennaio del 1944 si tenne il celebre congresso. «Signori, questo nostro è un convegno politico», esordì Croce tra gli applausi della platea, composta non solo dai rappresentati del CLN, ma anche da prestigiosi ospiti internazionali, tra cui Greenlees, al quale donerà il testo del discorso.
La bozza è stata ritrovata tra febbraio e marzo di quest’anno, sottoposta a una perizia grafologica operata da Maria Laura Ferrari e quindi presentata al pubblico. Sono una decina di paginette ingiallite, ma ben conservate, e rilegate in una copertina blu non coeva, un po’ scolorita, in cui Croce indicherà (influenzando anche gli interventi successivi, da Sforza a Ruiz) la strada da seguire per costruire quella che a breve sarà la neonata Repubblica italiana, senza però dimenticarsi di mandare qualche stoccata al «capo del fascismo», al re e ai Parlamenti dell’Europa: «E facemmo politica quando frememmo tutti di sdegno e di dolore per lo sgozzamento degli Czechi, e intanto il capo del fascismo si era recato a Monaco ad aiutare a tale opera il suo complice tedesco, e ne riceveva persino gli appalusi nei liberi parlamenti dell’Europa che assisteva condiscendete o impotente a quel delitto internazionale?».
Già nel frontespizio si possono notare le prime correzioni e cancellature che caratterizzeranno l’intero testo: «La libertà italiana nella libertà del mondo / Discorso al primo Congresso dei partiti tenuto a Bari il 28 gennaio 1944». «È molto difficile», spiega Cherubini, rintracciare la parola cancellata dopo l’articolo “La”, mentre è ben visibile la cancellazione del termine “riunito”, dopo la parola “partiti”».
«Nella quarta pagina», continua Cherubini, «l’espressione “gesto fraseggio” è corretta in “goffo fraseggio”, riferito alla dichiarazione di guerra pronunciata da Mussolini a Francia e Inghilterra il 10 giugno 1940. Goffo fraseggio erano state, a detta di Croce, le parole di Mussolini che alternavanoappunto un fraseggio eroico e guerriero all’impaccio per la consapevole menzogna delle parole pronunciate. A pagina sette, quando la frase che chiude il primo capoverso nella bozza dice “una delle innumeri distruzioni compiute dal distruttore fascismo”, Croce aggiunge poi due parole: “una delle innumeri corruzioni e distruzioni compiute dal corruttore e distruttore fascismo”. A pagina nove il periodo “Gli alleati dovrebbero volere in Italia questo governo serio e validamente e generosamente appoggiarlo” viene così corretto: “Gli alleati dovrebbero volere in Italia questo governo serio e lealmente e validamente appoggiarlo”. La generosità è un aspetto materiale dell’aiuto, la lealtà un impegno e dovere morale. E sappiamo quanto la morale fosse importante nel pensiero crociano».
Infine, una precisazione: «Il testo è datato Sorrento 20 gennaio 1944 perché Croce in quel tempo abitava a Sorrento nella storica Villa Tritone dove rimase fino a tutto il 1945».
Entro primavera sarà pubblicata la bozza integrale del discorso crociano e la relativa perizia grafologica, corredata di altri documenti inediti come la corrispondenza tra Ian Greenlees ed Elena Croce.