la Repubblica, 6 dicembre 2016
I giorni perduti di Gentile dalla delusione azzurra al divorzio da Milano
Non c’era più, e da un bel pezzo, un solo motivo per rimanere insieme. Da ieri anche l’ultimo velo è caduto, fra l’Olimpia Milano e il suo ex capitano Alessandro Gentile. La separazione, consensuale nelle parole d’uso, più rancorosa nella realtà di rapporti irrimediabilmente guastati, porterà lui a giocare altrove e l’Ea7 a farne a meno. La destinazione è tuttora un’indistinta Europa: s’elencano, fra indizi e suggestioni, la favorita Barcellona e Vitoria, già sondate in estate, e poi Fenerbahce, Panathinaikos, Bamberg. Non c’è all’oggi un porto sicuro: per ingaggiarlo serve scommettere forte, ma una qualità fisica e tecnica c’è, e una chance affrontata dal ragazzo ad orecchie basse potrebbe, trovando il prezzo giusto, soddisfare l’acquirente. Quanto a Milano, l’occhio tenuto aperto sul mercato mostra altre mire. Di buchi, la presunta corazzata Armani ne ha diversi, e può succedere che, abbondando guardie e ali, non ci sarà un dopo-Gentile che non siano soprattutto più minuti per il Sanders già a libro paga. Si cerca invece un dopo-Raduljica: il centro serbo grande, grosso e innocuo è il pezzo a più forte rischio di permanenza.
L’Olimpia ha dato notizia ieri pomeriggio dell’accordo sul divorzio dall’ex capitano che, sotto contratto fino al 2018, sarà dato in prestito di qui a giugno. L’Ea7 voleva liberarsene e Gentile farsi liberare, dopo sei stagioni milanesi, due scudetti, una Coppa Italia e un amore che ha vissuto di molteplici, ripidi saliscendi, non necessariamente legati a trionfi e schianti. Per i piatti rotti nel tinello, si deve risalire per esempio a una notte di festa. L’Olimpia vince a Reggio il suo ultimo scudetto e Gentile l’accoglie a modo suo, rovesciando sulla compagnia esultante una secchiata d’aria gelida. Annuncia una partenza che poi non ci sarà, e in società, ovvio, gradiscono zero. Da lì, lo contano come uno in più. Lo offrono in giro. Nessuno lo piglia. Il matrimonio che non si riesce a fare è soprattutto quello con gli Houston Rockets: pure il corteggiamento pare molto tiepido, benché su quella panchina sieda Mike D’Antoni, antica icona meneghina.
A un milione e rotti di stipendio annuo, capitano della ciurma, già accontentato nella scelta dell’allenatore, quando tocca a Jasmin Repesa, gradito al suo folto e ascoltato entourage, che va da babbo Nando in giù, Gentile sbatte la porta in un modo che il presidente Livio Proli giudica ingrato ed oltraggioso. Da capitale della società, ne diventa il lussuoso ostaggio. Passa pure, in azzurro, un preolimpico senza squilli, si continua a stare insieme per forza e senza amore, tra partite una peggio dell’altra, dissidi col coach non più amato né ricambiato, fascia da capitano revocata. E quando Repesa sbotta contro pezzi di squadra che non lo seguono (senza far nomi, ma facendoli capire), solo una tifoseria che vuole chiudere gli occhi di fronte a un divorzio galoppante può inveire contro chi agiterebbe spifferi esagerati, che sfiorano pure l’immancabile vita notturna della capitale della moda e i discreti controlli del club. Si cerca il modo di uscire dal contratto, Gentile salta le ultime due trasferte per un mal di schiena cui credono in pochi, e infine arriva, ieri, l’annuncio. La nuova vita sarà altrove. Già per rifarsi, a 24 anni.