Corriere della Sera, 6 dicembre 2016
Così l’infermiera killer preparava i delitti «Ho fatto un corso...»
Milano L’infermiera amante e killer aveva una «giustificazione» per ogni vittima anche se erano tutte invenzioni, auto-convincimenti mai suffragati da prove e da conferme dei famigliari poi sentiti dai carabinieri. Del marito Massimo Guerra, ucciso dalle dosi d’insulina aumentate di giorno in giorno, Laura Taroni diceva che l’aveva trascurata e si era negato sessualmente perché ormai devoto a un «giro» di escort in Svizzera. Della mamma Maria Rita Clerici, mandata in coma e lasciata agonizzare per due ore prima di chiamare l’ambulanza, ripeteva che si era opposta alla sua relazione con l’anestetista e complice Leonardo Cazzaniga. La presunta «colpa» di Giacomino Angelinetta, ex della cugina Dolores Prestinari detta «Dolli», era invece quella di farsi mantenere dalla donna e d’essere un lavativo perditempo. Andava eliminato, inutile discuterne.
L’assassinio non è stato mai consumato ma era nel «programma» della coppia diabolica. Ed era Taroni, in particolare, a spingere. A prepararsi e preparare il compagno all’ennesimo grande passo. Aveva addirittura compiuto degli «approfondimenti» tecnici, si era «specializzata» come testimoniato dal dialogo in macchina con lo stesso anestetista alle 16 dello scorso 29 febbraio: «Se quello venisse giù in ospedale da noi trac! Tra il chiaro e lo scuro via, gli è venuto un infartaccio... Comunque adesso io che ho fatto il corso per la morte cardiaca improvvisa...». Rideva, l’infermiera, rideva sonoramente. Aveva dunque frequentato appositi corsi per studiare meglio il cuore e la sua fine. Quali e dove non si sa, sarà Taroni a dirlo nel caso in cui scegliesse di parlare col pm dopo il silenzio del primo interrogatorio. O forse potrebbe rivelarlo Cazzaniga, che s’è visto bocciare la richiesta dei domiciliari e che dovrebbe essere ascoltato ancora. Sembra che abbia voglia di confidarsi.
Come con il marito e la madre, ricoperti di insulti anche quand’erano deceduti – ed entrambi cremati per impedire alla Procura di Busto Arsizio le autopsie —, così l’infermiera odiava Angelinetta. «Giacomino prende lo stipendio ma alla Dolli non gli dà una lira... mangia lì, quando fa freddo lui sta lì perché i caloriferi da lui non li fa andare... è mantenuto in tutto e per tutto e allora basta basta!». Taroni e Cazzaniga sceglievano gli «obiettivi» e la strategia d’azione, e avevano un arsenale sempre a disposizione per i delitti. La coppia ha rubato parecchi medicinali per indurre le morti. Nell’ospedale di Saronno gli inquirenti hanno accertato l’assoluta mancanza di verifiche interne sugli ammanchi: chiunque poteva arraffare quel che preferiva, non c’era nemmeno un sistema minimo di controllo. I due se ne approfittavano. L’ospedale era lo spazio libero dove sfogare e concretizzare gli istinti bestiali. Di nuovo una conversazione in macchina con Cazzaniga che in quel momento stava violando il codice della strada. «La faccio sporca?». «Sì falla sporca, che ti frega». «Ehi quando sei up, sei forte ca...». Perché? «Sei forte!». «Senti e se quello venisse in ospedale....». «Una morte cardiaca improvvisa...». «Uhm». «E l’arresto cardiaco, sono due cose diverse! Cioè si può morire per morte cardiaca improvvisa, non solo per arresto cardiaco ma perché si mettono insieme componenti tipo l’embolia polmonare massiva che provoca la morte cardiaca imp..». «... improvvisa». «Improvvisa sì, senza gli infarti». «Ma anche la morte improvvisa elettrica...». «Esatto». «Ehh...». «Collegata alle famose patologie... Tu che sai tutto!». Tu che sai tutto. A complimentarsi era l’anestesista con l’infermiera, non viceversa. Laura Taroni: forse la «guida», l’istigatrice e provocatrice, l’anima più nera e buia.