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 2016  dicembre 05 Lunedì calendario

Un milione per due sputi. Di multa? No, di guadagno

Quel che solitamente bisogna insegnare ai bambini dell’asilo, non è simpatico sputare agli altri, a Mario Balotelli poteva fruttare un milione di sterline l’anno, oltre 1,2 milioni di euro: era uno dei bonus previsti dal contratto che l’attaccante firmò con il Liverpool, nell’estate del 2014. Il che rende l’idea della fiducia del club inglese nel bon ton di SuperMario, ma pure della genialità del suo agente, Mino Raiola. A parte il salario per giocare, poco e male, quell’anno, Balotelli si intascava quattrini per comportarsi «come si addice a un giocatore del Liverpool», recitava l’accordo. Meglio, come una persona normale.
Si può perseverare. Della presenza nei contratti di premi per gol, assist, perfino presenze, si sapeva, ma adesso i documenti resi noti da Football Leaks svelano commi e clausole vagamente surreali. Nel dubbio, il personale galateo di Balotelli era piuttosto permissivo, rileggendo il contratto: «Se durante ogni stagione, il giocatore non verrà espulso tre o più volte per comportamento violento, per aver sputato contro un avversario o qualsiasi altra persona, o per aver utilizzato parole irrispettose, alla fine di ogni stagione riceverà il bonus di 1 milione di sterline». Al massimo, faceva notare ieri il «Sunday Times», che ha pubblicato i dettagli, l’attaccante era stato sospeso «solo per un messaggio antisemita pubblicato sui social media»: tecnicamente, nulla che gli impedisse di intascare i soldi. Mica aveva sputato a qualcuno.
Bonus a perdere. Sul pianeta Premier, dove sempre ci sono i premi per ogni vittoria e quasi mai quelli per numero di presenze, come in Italia, ha fatto ridere il bonus di Hugo Lloris, portiere del Tottenham: 3.500 sterline a ogni partita da titolare, «sconfitte comprese». Balotelli, perché per spessore i contratti di Raiola somigliano a vocabolari, aveva pure un bonus di 50.000 sterline per ogni gol segnato, quando avesse superato i cinque, in campionato o coppa: gli andò male, chiudendo la stagione con uno. A volte, invece, è l’abito a fare il calciatore, come capitò all’olandese Rafael van der Vaart, quando nel giugno 2015 firmò per il Betis: poteva indossare la scarpe da calcio che voleva, basta che non avessero alcuna traccia di rosso, il colore del Siviglia, l’altra metà, odiata, della città.