Il Corriere della Sera, 4 dicembre 2016
Amadeus: «Avevo buttato via tutto. Sono rinato e mi perdono»
Per Amadeus, ogni nuovo programma non è semplicemente un nuovo progetto. Rappresenta la possibilità di perdonarsi, oltre che un passo in più nella scalata di quella montagna (lo spettacolo) che ha fallito già una volta, «e per colpa mia. Ero vicino alla vetta, dopo essere andato avanti passo dopo passo, quando ho accettato il passaggio di un elicottero. Ma si è rotto e mi ha riportato a valle».
Il riferimento è a quando il conduttore – all’apice del successo, dopo 4 anni a «L’eredità» – ha accettato «tre anni di contratto con Mediaset, per il preserale di Canale 5. Ma anziché tre anni, “1 contro 100” durò 5 mesi». Seguì un lungo periodo «di inattività totale. Lasciare “L’eredità” fu una scommessa persa. Una decisione mia». Ecco perché tornare ancora una volta alla guida di una prima serata (e questa volta su Rai1, con «Music Quiz», dal 16 dicembre) è un’ulteriore iniezione di fiducia. Perché per diverso tempo Amadeus si è domandato se avrebbe mai condotto di nuovo un programma. «Quando il telefono smette di suonare ti crolla il mondo addosso. Mi sarei preso a schiaffi da solo. Ti accorgi che tutto quello che hai costruito in un attimo non conta più». Non bastasse, «non hai più 25 anni. È vero che non c’è un’età per cui tu non possa ricominciare a fare da capo una cosa, ma è disarmante accorgersi di essere completamente fuori da un mondo che fino a poco prima ti apparteneva». Una decisione sbagliata e «ti sembra di non farne più parte. Chiedi appuntamenti e non ti vengono dati... Prima giocavi titolare e poi non ti fanno nemmeno entrare allo stadio».
Nei giorni di sconforto, Amadeus ha anche pensato di lasciare l’Italia: «La gente mi ripeteva: perché non sei più in tv? Un grande affetto che mi faceva male. Mi dicevo: ho fatto una cavolata enorme. Mi ero dato quattro anni: se non fosse successo niente magari avrei aperto una pizzeria in Spagna, o sarei tornato a condurre feste di piazza, ma all’estero». Prima, il conduttore si era imposto di riprovarci: «Dovevo provare a scalare di nuovo quella montagna, ripartendo dalle cose che prima avrei rifiutato. Iniziai dalla radio. Poi mi chiamò Guardì, per “Mezzogiorno in famiglia”. Significava tornare in Rai».
Quando faceva «L’eredità» avrebbe mai accettato quel programma? «Probabilmente no. Ma oggi sono felice di quanto è accaduto: mi ha fatto tornare l’entusiasmo dei 30 anni. È come se avessi vinto la mia battaglia: mi sono perdonato quell’errore». Ha mai avuto il dubbio che – come è successo a Conti —, se non avesse lasciato il quiz magari avrebbe condotto lei Sanremo? «Ho cercato di fare il meno possibile questo pensiero. Certo, mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto, ma la vita è fatta anche di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Carlo ha ottenuto tutto con merito, non so cosa avrei ottenuto io. Forse avrei fatto Sanremo. O forse mi sarei cullato su certe vittorie e non avrei la grinta di oggi». Ad ogni modo, se la proposta arrivasse, lui ha già in mente «come farlo e con chi. Se sarà, benissimo. Se no, in una prossima vita».
La connessione con Conti passa anche dalla partecipazione a «Tale e quale». «Altra cosa che prima non avrei mai fatto. E sarebbe stato un peccato. Ero in quel periodo di inattività e guardavo “Tale e quale” con mia moglie, quando lei disse: sarebbe bello se tu lo facessi. Vista la mia passione per la musica pensava al ruolo di giudice: impossibile. Però mi ha fatto riflettere e mi sono detto: io posso farlo da concorrente. Mi sono presentato ai provini». La sua rinascita deve molto a quel programma. Da lì sono ripartite le proposte, fino a «Music quiz», format di successo: «Un programma nuovo richiede tempi di messa a punto che in genere la tv non ha. Per questo amo i format: vado anche all’estero per vederli tra il pubblico. Poi li adatto». E poterlo fare di nuovo ha un sapore diverso: «Mio padre, istruttore d’equitazione, dice che i più bravi cavalieri sono quelli caduti almeno una volta da cavallo perché hanno saputo tornare in sella».