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 2016  dicembre 04 Domenica calendario

Ma la sfida sui viaggi cosmici è sempre più in mano alle aziende

«Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità» disse Neil Armstrong scendendo dall’Apollo 11 sulla Luna. Aveva dimenticato qualcosa: è un grande passo per le aziende. «Lo Spazio sta diventando privato. E avremo anche i voli low cost» dice Stephen Attenborough, il direttore commerciale di Virgin Galactic, l’azienda di turismo spaziale. Addio alle orgogliose bandierine degli Stati, all’idea di un’area da preservare come i poli della Terra. Nello spazio ci andranno i brand: Virgin, SpaceX, Blue Origin, cioè Richard Branson, Elon Musk, Jeff Bezos. Pubblicità intergalattica, è il caso di dirlo. Se tutto andrà come deve, da quell’allunaggio del 1969 ci saranno voluti meno di 50 anni per portare chiunque (meglio, chi all’inizio può spendere 250 mila dollari) nello Spazio: «Potremmo farcela in un paio di anni, nel 2018, anche se è dura» ammette Attenborough che in questi giorni era a Milano per lo Iab Forum. «Fino a oggi solo 558 persone sono state nello Spazio, l’89,2% erano uomini. Sette italiani: è un buon numero. Nessuno vuole fare l’astronauta, ci sono troppi rischi. Ma quando chiedo a una platea chi vorrebbe andare nello Spazio quasi tutti dicono di sì». Da qui l’idea di commercia-lizzare lo Spazio, la gravità zero, l’adrenalina e la vista della Terra come esperienza. I social network, poi, faranno la loro parte: «Faremo dei filmati a tutti i partecipanti, delle fotogra-fie, e poi li daremo ai turisti spaziali per condividerli». Immaginate quanti like, condivi-sioni e clic potranno fare i primi fortunati che potranno mettere i propri video nello spazio su YouTube, Twitter, Facebook, Instagram. L’invidia in formato sharing. Gli aerei-razzo sono già in fase di test (in realtà uno è esploso, ma è quel tipo di informazione che le società tendono a dimenticare): «Ognuno avrà il suo posto con il finestrino». Ci mancherebbe che per 250 mila dollari uno finisse in corridoio. «Il velivolo verrà portato in cielo da un aereo più grande. Ma prima dell’accensione dei razzi con un’accelerazione di 3,5G e una velocità di 3,5 Mach (cioè 3,5 volte quella del suono) tutti dovranno gridare «sì, siamo pronti». Solo dopo si potrà partire. «Senza gli investimenti a lungo termine del governo non avremmo avuto Internet, i computer, non avremmo conquistato lo Spazio, ma ora ci vuole la creatività e l’innovazione delle aziende private. Lo Spazio è dei privati e del governo» sintetizza Attenborough in uno slancio propagandistico. Pensa di avere «il miglior lavoro del mondo» e paragona Branson a JFK che annunciò la conquista dello Spazio. Lo Spazio privato è in realtà il fallimento dei governi. Anche il progetto di portare l’uomo su Marte con un viaggio di 7-8 mesi e complessità tecniche mai affrontate – le stesse raccontate dalla docu-fiction «Marte» del National Geographic – richiede l’aiuto delle aziende. È la Spazio Spa. Qualcuno tenterà anche di quotarla.