la Repubblica, 1 dicembre 2016
Aids, ecco il test fai-da-te ma è lite sui farmaci che prevengono il virus
Una puntura sul dito, a casa propria, per sapere nel giro di un quarto d’ora se si è sieropositivi. Da oggi, giornata mondiale contro l’Aids, nelle farmacie italiane inizia ad arrivare il primo test fai-da-te per l’Hiv, che promette di ridurre il numero delle persone che non sanno di avere l’infezione, stimate, a seconda delle ricerche, in 6-18mila su 100-130mila sieropositivi nel nostro Paese. Costa 20 euro e lo potranno acquistare solo i maggiorenni. Il test va fatto quando è passato il cosiddetto”intervallo finestra”, cioè i 90 giorni che passano tra il contatto a rischio e il manifestarsi del virus nel sangue. Dell’eventuale positività bisogna parlare con il medico per poi fare un esame di laboratorio di conferma.
Ma potrebbe ruotare intorno alle farmacie un altro tema importante, quello della prevenzione. L’Europa da oltre un anno ha approvato il farmaco Truvada come terapia di profilassi cosiddetta “Prep”. Il medicinale, che dal 2004 si usa per la cura dell’Aids, può essere preso prima di eventuali rapporti a rischio per evitare l’infezione. L’aspetto delicato riguarda la sua rimborsabilità, che deve essere decisa dall’Aifa. Pare che l’azienda produttrice, la Gilead, non la voglia nemmeno chiedere e del resto difficilmente l’agenzia del farmaco darebbe il via libera al rimborso da parte del sistema sanitario nazionale di un medicinale con quelle indicazioni. Ma le associazioni Plus, Arcigay, Lola, Nadir e Circolo Mieli, chiedono invece che il farmaco venga dato gratuitamente a chi ha comportamenti a rischio, magari aggirando la mancata richiesta di rimborsabilità dell’azienda produttrice attraverso l’utilizzo di medicinali equivalenti, che già esistono. Per sostenere le loro tesi ieri hanno scritto al ministro Beatrice Lorenzin: «Intervenga, anche attraverso i suoi uffici e agenzie di diretta competenza che ben conoscono la questione, per trovare una soluzione».
Nel 2015 in Italia ci sono state 3.444 nuove diagnosi di infezione da Hiv (circa 790 i casi di Aids), secondo l’Istituto superiore di sanità. Sono state un po’ meno del 2014 ma il dato non sarebbe ancora completo. L’incidenza rispetto agli anni Ottanta, quando era di 26,8 nuovi casi ogni 100mila abitanti è scesa sensibilmente, visto che l’anno scorso è stata intorno al 5,7. Secondo il report, nel 2015 i maschi sono stati il 77,4% dei casi. L’età media è di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni. L’1,7% delle nuove diagnosi è fra bambini e ragazzi under 20. La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’85,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 44,9%, omosessuali maschi 40,6%). A scoprire di essere contagiate sono state circa un terzo delle persone che si sono fatte vedere per sintomi legati alla malattia. Nel 27% dei casi si è trattato di uomini e donne che avevano avuto un comportamento a rischio e nel 13% di chi aveva fatto accertamenti per un’altra patologia.
Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, ad oggi sono stati segnalati oltre 68mila casi di Aids, e i morti sono stati oltre 43 mila.