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 2016  dicembre 01 Giovedì calendario

«Non ci hanno ascoltati. Tutti sapevano nessuno è intervenuto»

C’è voluta la denuncia dell’infermiera Clelia Leto che il 20 giugno di 2 anni fa è andata in Procura, perchè iniziassero le indagini giudiziarie su Leonardo Cazzaniga, il medico che di sè diceva «Io sono Dio, io sono l’Angelo della morte». L’infermiera del Pronto Soccorso racconta che «il medico somministrava in modo sistematico e deliberato anestetici o sedativi in dosaggi o combinazioni tali da provocare o accelerare il decesso a pazienti con bassa aspettativa di vita». In qualunque ospedale sarebbe successo l’iradiddio. A Saronno la Direzione sanitaria istituisce una commissione d’inchiesta interna. I risultati sono sorprendenti: «È indubitale che le dosi dei farmaci somministrati dal dottor Leonardo Cazzaniga (analgesici oppioidi + benzodiazepine + ipnotici) sembrano superare, in modo evidente, i valori indicati nel prospetto esemplificativo contenuto nelle linee guida della Siaarti».
Ma non succede nulla. Il dottor Cazzaniga rimane al suo posto. Dalla commissione arrivano altre spiegazioni. A leggere gli atti dell’inchiesta interna – ora fanno parte del fascicolo del pubblico ministero e dei carabinieri – si vede come l’ospedale abbia sottovalutato se non colpevolmente ignorato le segnalazioni che arrivavano da altri medici e infermieri. Annotano gli investigatori: «La Commissione non ha sentito gli infermieri segnalanti, nè è stata esaminata alcuna documentazione medica ulteriore rispetto ai verbali di Pronto Soccorso». Il dottor Nicola Scoppetta responsabile del Pronto Soccorso il 13 maggio 2013 scrive una relazione sul caso di Leonardo Cazzaniga: «È indubbio che le scelte terapeutiche di questo professionista siano mosse dal controllo dei sintomi refrattari e non dalla induzione della morte del malato. Le scelte dei farmaci utilizzati sono condivisibili e basate sulla dimestichezza d’uso. Il dottor Cazzaniga era l’unico ad aver dimestichezza con questi farmaci. Dopo attenta analisi dei casi clinici inerenti dell’anno 2012-2013, non ritengo si evidenzi una deviazione dei comportamenti tali da compromettere l’etica e la deontologia professionale degli attori coinvolti».
Il dottor Fabrizio Frattini direttore del Dipartimento di Emergenza e Urgenza ha una sua idea sul perchè gli infermieri e i medici mettano sotto accusa Leonardo Cazzaniga: «È mia opinione che questo clima conflittuale e questi atteggiamenti, la mancanza di dialogo, motivazione e condivisione delle decisioni, abbiano concorso in modo significativo al fatto che ci siano le segnalazioni su cui abbiamo lavorato». Rimarrebbe inspiegabile che capitino solo al dottor Leonardo Cazzaniga un numero notevole di decessi. Paolo Valentini direttore Medico dell’ospedale ha una sua risposta e la scrive nella relazione finale sintetizzata dal pubblico ministero: «Secondo il dottor Valentini il dato si spiega facilmente in virtù del fatto che a Leonardo Cazzaniga, in quanto medico esperto ed anziano, vengono assegnati i casi più gravi».
L’inchiesta della commissione interna dell’ospedale è del 2013. E non succede niente di niente fino a un mese fa quando il medico, sembra addirittura su sua richiesta e non come provvedimento disciplinare a quei fatti, viene trasferito nell’ospedale di Angera dove ha indossato il camice bianco fino a 2 giorni fa quando è stato arrestato. Anche l’ospedale rischia molto in questa indagine che rischia di allargarsi ad altri casi. I decessi anomali accertati in Pronto Soccorso sono 4. Le cartelle cliniche sequestrate dai carabinieri sono decine. Gli indagati – tra medici, infermieri e dirigenti ospedalieri – sono 14. Su di loro pesa l’accusa di omessa denuncia e favoreggiamento. Ma colpisce la leggerezza con cui chi sapeva è stato poi zitto e non ha detto niente per anni.
Raffaella Banfi, coordinatrice infermieristica presso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Saronno, il 23 agosto di 2 anni fa racconta a verbale ai carabinieri quello che sapeva da tempo: «Alcuni infermieri mi hanno riferito di nutrire dubbi su alcune scelte terapeutiche fatte dal dottor Cazzaniga. Si trattava di pazienti con gravi patologie, ammalati di tumore, oppure anziani transitati in Pronto Soccorso ma non agonizzanti ma poi deceduti come il caso di una signora con una spalla lussata arrivata in reparto e poi deceduta».