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 2016  novembre 30 Mercoledì calendario

Biografia di Arnaldo Pomodoro

Novant’anni fa, nel 1926, a Morciano di Romagna nasceva Arnaldo Pomodoro. Dopo l’infanzia e la formazione a Pesaro, nel 1954 si trasferisce a Milano, sui Navigli, dove vive e lavora accanto alla sua Fondazione. Contraddistingue le opere degli esordi con segni misteriosi, una sorta di particolarissima scrittura, un alfabeto di impronta cuneiforme, variamente interpretato dalla critica. Influenzato dai tagli di Lucio Fontana, indaga oltre lo spazio, partendo da forme pure, che va a contaminare con fratture, fessure, cavità, riempite di congegni e incastri. I volumi affrontati sono quelli delle figure geometriche euclidee. 
Le sue celebri Sfere, per esempio, finemente levigate all’esterno, si spezzano e si aprono per portare alla luce complessi ingranaggi interni, meccanismi indecifrabili che contrastano con la perfezione della forma esteriore; per alcuni, metafore del male di vivere. Lavora sempre più sulla grande dimensione, studiando l’opposizione tra movimento e staticità. Realizza opere ambientali e pubbliche in Italia e all’estero. Pluripremiato, i suoi lavori sono esposti nei principali musei del mondo. 
Milano celebra il compleanno di Pomodoro con una grande antologica, da oggi al 5 febbraio. Un evento che coinvolge tutta la città, con più sedi espositive e un itinerario artistico metropolitano. Si parte dalla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, con una mostra a cura di Ada Masoero che accoglie circa trenta sculture realizzate dal 1955 a oggi e selezionate dall’artista stesso, per documentare i momenti salienti della sua ricerca. Dai bassorilievi in piombo, argento e cemento, alla Colonna del viaggiatore e alla Grande tavola della memoria, fino alle celebri Sfere, ai Cippi, e al rilievo Le battaglie in fiberglass e polvere di grafite. Opere che mutano con i riflessi cangianti e specchianti della luce. 
In Piazzetta Reale, per la prima volta nel suo complesso, The Pietrarubbia Group, composto da sei elementi, collocati in progress dal 1975 in poi e completati nel 2015. Si tratta di un omaggio all’antico borgo di Pietrarubbia nel Montefeltro, per sottolineare il legame del maestro con le proprie origini. 
Alla Triennale sono presentati i progetti Il Simposio di Minoa a Marsala, in Sicilia, e il Carapace, la Cantina delle Tenute Lunelli a Bevagna, in Umbria, mentre alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di via Vigevano il monumento di Pietrarubbia e il nuovo Cimitero di Urbino, attraverso modelli, disegni e fotografie, per indagare il rapporto con il paesaggio urbano. 
Il Museo Poldi Pezzoli ospita sedici teatrini che raccontano il lavoro per il palcoscenico svolto tra il 1982 e il 2009, attraversando tragedia greca, melodramma, opera lirica e teatro contemporaneo. Dalla collaborazione con Luca Ronconi nel 1972, l’artista passa a realizzare un decennio dopo le scene e i costumi per la Semiramide di Rossini al Teatro dell’Opera di Roma, quindi le macchine sceniche per le tre parti dell’Orestea di Eschilo nella piazza di Ghibellina nel 1983,’84,’85, da cui nascono le quattro sculture Forme del mito a Brisbane in Australia. Infine gli spettacoli dell’anno scorso al Teatro Greco di Siracusa. Si può inoltre visitare la Sala delle Armi, progettata da Pomodoro nel 2000, per l’occasione restaurata. 
In città, si possono ammirare in permanenza il Grande disco in Piazza Meda, la Torre a spirale di Largo Greppi collocata di fronte al Piccolo Teatro, Ingresso nel labirinto un ambiente di circa 170 mq costruito nei sotterranei dell’edificio ex Riva Calzoni di via Solari, già sede della Fondazione. A Palazzo Reale, nella Sala degli Arazzi, durante il periodo di apertura della mostra, i visitatori potranno entrare, in modo virtuale, nell’opera, per un’esperienza multisensoriale che coinvolge la vista e l’udito. 
In occasione dell’antologica, la Fondazione Marconi ripropone la mostra Un centesimo di secondo, ospitata nel 1971 allo Studio Marconi, con una selezione di opere realizzate dal 1966 al 1971, tra cui grandi disegni, studi, sculture in acciaio e fiberglass. L’esposizione si basa sulle ricerche del maestro relative al movimento delle masse scultoree, per cui «liberare la scultura dalla ponderalità gravitazionale fa in modo che essa acquisisca una sua dinamica». L’artista stesso affermava in quell’anno: «Sento oggi un enorme e maestoso movimento di crollo», che si sprigiona dalle sue colonne recise e in bilico, il cortocircuito tra natura e visione, ordine prestabilito e libertà di invenzione.