la Repubblica, 30 novembre 2016
Moda, auto e guai, l’ultimo inciampo dell’eccentrico di casa Agnelli
TORINO Undici anni e 6.387 chilometri dopo, Lapo torna a quella notte del 10 ottobre 2005 quando al sua grande vena creativa era stata indelebilmente accostata la patente della sregolatezza, dell’eccesso, dello scandalo. La scimmia è tornata a battere sulla sua spalla. Nel 2005 era accaduto a Torino dove la famiglia aveva fatto nascere l’impero aziendale, la città con cui si è identificata per un secolo. Oggi la scena si svolge dall’altra parte dell’Atlantico, nella sua città natale, quella New York dove aveva mosso i primi passi lavorando nello studio di Henry Kissinger, amico personale dell’Avvocato. Lapo è di nuovo al punto di partenza. La trans con cui ha diviso notti di sesso e droga non si chiama più Patrizia, si chiamerebbe Curtis. Stando alle cronache non ci sarebbe più il dramma: Lapo sta fisicamente bene, non ha rischiato la vita come 11 anni fa al pronto soccorso dell’ospedale Mauriziano di Torino. Ha goffamente tentato di ottenere denaro. Non dalla famiglia, pare di capire, ma da qualche amico newyorkese che si sarebbe spaventato chiamando la polizia. Ha scherzato con il fuoco e, quel che è peggio, con la legge dello stato di New York.
Ci penseranno gli avvocati a chiudere la storia dal punto di vista legale. A lui toccherà invece il compito più duro, quello dell’ennesima ricostruzione: «Ci vuole coraggio a ripartire», aveva confessato un anno fa a Milano inaugurando l’ultima sua iniziativa imprenditoriale, Garage Custom. Era ottobre, dieci anni esatti dalla prima caduta. «Se sono riuscito a uscirne – aveva detto – è perché mi ci sono messo con umiltà ed entusiasmo. E perché sono stato aiutato da tante persone. Se qualcuno fa squadra con te e crede in te, molti ostacoli si superano». Lui ci aveva provato. Prima dandosi uno stile di vita regolare: corsa tutti i giorni, palestra. Poi con le sue nuove attività imprenditoriali. Un ordine, un senso: questo serviva a combattere la scimmia. Che da qualche mese, però, era tornata prepotente.
E se rialzarsi dopo la prima volta è difficile, farlo dopo una ricaduta è praticamente impossibile. Chi ti concede una seconda chance? «Il mio – aveva ammesso un anno fa – è soprattutto un problema di credibilità». Chi guida le aziende ha una responsabilità. Questo nel 2007 gli aveva ricordato Sergio Marchionne opponendosi al suo ritorno in Fca, dove pure aveva fatto benissimo come leader del marketing negli anni difficilissimi della crisi. Non basta avere l’idea delle felpe Fiat, trasformare in oggetto glamour un marchio all’epoca a pezzi. Bisogna sapere che ogni gesto viene misurato, è un messaggio, coinvolge l’azienda. «Vorremmo che Lapo si rendesse conto che cosa sono per ciascuno di noi 10 mila euro», diceva ieri un operaio di Pomigliano. Non è pruderie o moralismo: è credibilità, appunto. È il motivo per cui ieri mattina la Borsa ha fatto scendere il titolo di Italia Independent, la sua società di occhialeria e design da poco ricapitalizzata. Colpisce che chi ha appena versato 9,3 milioni per la ricapitalizzzione non riesca a trovare 10 mila euro.
La società degli occhiali è stata il punto di partenza della sua rinascita pubblica. Lapo ha sempre scommesso sul Made in Italy. Quattro anni fa, quando la Ducati stava per essere venduta ai tedeschi, aveva fatto una dichiarazione clamorosa: «Per spirito patriottico la comprerei io. Mi spiacerebbe se venisse venduta all’estero». Del suo amore per lo stile italiano fa parte anche la collaborazione con Ferrari. Negli anni della faticosa ricostruzione della sua immagine, lo si poteva trovare spesso allo stand del Cavallino, tra tessuti, modellini di automobili, cataloghi di colori: «Ciao sono Lapo, mi vuoi bene?».
A risalire la china gli era servito, un po’ paradossalmente, anche il fatto di essere caduto già una volta. Lo aveva reso umano, appiccicandogli addosso un’immagine lontanissima da quella dell’uomo di affari algido e calcolatore. Lapo che parcheggia il suv sulle rotaie del tram, Lapo che si fa costruire una Ferrari color tuta mimetica, Lapo che afferra la palla da basket seduto a bordo campo in una partita dell’Nba. Lapo che compie molte delle piccole trasgressioni che a noi umani sono precluse. Per questo ancora ieri, sui social, molti gli perdonavano la sua ultima grande trasgressione.
Nell’aprile scorso, all’indomani della quotazione in Borsa di Ferrari, era finalmente riuscito a tornare in un consiglio di amministrazione di una società di Exor. Un segnale importante: il calvario sembrava finito. Poi, la scimmia è tornata.