Corriere della Sera, 30 novembre 2016
I numeri di Milano: 10 milioni di abitanti (e il 30% del Pil)
Milano Aggregano circa 22 milioni di abitanti e 1.271 Comuni. Sono le 14 città metropolitane che oggi devono affrontare la sfida della competitività in Italia e all’estero. Infatti, la globalizzazione economica e la sempre maggiore concorrenza internazionale rendono urgente una visione strategica di ampio respiro nel governo delle città e dei suoi dintorni.
Per questo, oggi al Politecnico di Milano, viene presentato l’«Osservatorio 2016 sulla città metropolitana di Milano» – promosso dall’associazione Miworld e realizzato da Makno e Politecnico con il sostegno di Intesa Sanpaolo – che nasce dalla volontà di promuovere una condivisione del futuro di un’area che traina il Paese. I dati forniti sono eloquenti. Ci vivono 10,5 milioni di persone, si produce quasi il 30% del Pil nazionale, il reddito pro capite è più alto del 20% della media nazionale ed europea; il tasso di disoccupazione è minore di quasi 4 punti rispetto all’Italia; ci sono quasi un milione di imprese attive (fra cui 6.200 multinazionali). In più ci sono 19 università con 250.600 studenti.
«Quest’area deve costruire la propria visione – dice lo studio —, immaginare il futuro in cui vuole trovarsi tra 20-30 anni tramite azioni declinate in un piano strategico di lungo periodo». Un parere condiviso dal 60,6% dei cittadini intervistati che crede necessaria una strategia di lungo periodo. In più il 45% sostiene che i confini della città metropolitana debbano comprendere anche le province lombarde e il 10% l’area che comprende Torino.
«Per il successo competitivo di un’area metropolitana occorre una massa critica sufficiente a esprimere una domanda di beni e servizi tale da garantire la crescita e sviluppo – dice il professor Mario Abis, coordinatore dello studio – e un sistema di interconnessioni economico-sociali forti con il territorio. Milano per essere ancora più competitiva deve allargarsi e mettere a sistema tutte queste connessioni in una strategia di lungo periodo. Serve un modello di governance leggero e condiviso con le authority e i cittadini».