Corriere della Sera, 30 novembre 2016
La rete (limitata) di Francoforte
BERLINO La Banca centrale europea è pronta a difendere titoli dello Stato e banche italiane se i mercati dovessero attaccarli pesantemente in conseguenza del risultato del referendum costituzionale di domenica prossima. Lo si era capito da una dichiarazione di quattro giorni fa del suo vicepresidente, Vitor Constâncio, e ieri lo hanno confermato alcune fonti all’agenzia di informazioni Reuters. La Bce è pronta a comprare, già da lunedì se sarà necessario, più titoli italiani del solito, nell’ambito del suo programma di acquisti di 80 miliardi di euro mensili distribuiti su tutta l’eurozona.
I Btp
L’indiscrezione uscita dalla banca di Francoforte e per nulla smentita è stata presa dai mercati come un avvertimento: non giocate alla speculazione, potreste farvi male. Lo spread sul Btp decennale ha guadagnato otto punti e ha chiuso poco sopra 174. La Borsa è salita di oltre il 2% grazie al forte rimbalzo dei titoli bancari, con il Monte dei Paschi che ha ripreso più del 17%. Sapere che l’istituzione guidata da Mario Draghi sarà sul mercato con le sue munizioni introduce un elemento nuovo che gli investitori non possono non considerare. Se ci sarà, l’intervento sarà temporaneo, di portata non infinita ma probabilmente significativo.
Gli acquisti di titoli sui mercati dell’eurozona sono realizzati dalle banche centrali nazionali in quantità stabilite dal cosiddetto Capital Key, in sostanza il peso (popolazione e Pil) di ogni economia sul complesso dell’area euro. Ciò non significa però che gli acquisti siano condotti secondo una precisione chirurgica ogni mese: esiste una certa flessibilità. Non solo. Le operazioni di acquisto verranno sospese per le vacanze tra il 22 e il 30 dicembre, quando i mercati sono poco attivi.
Ciò significa che i titoli mensili di dicembre saranno comprati prima, entro il 21 dicembre: la capacità di acquisto della Bce a inizio mese, subito dopo il referendum costituzionale, sarà dunque più consistente del solito. Non potrà però essere un uso flessibile del programma di acquisti della Banca centrale europea – il cosiddetto «Quantitative easing» – a sostenere i titoli italiani per più di qualche giorno, se venissero attaccati e la loro volatilità fosse alta: il suo scopo è aumentare l’inflazione e sostenere la crescita, non combattere le crisi.
Inoltre, la Bce non compra direttamente titoli bancari e uno dei punti di crisi potrebbero essere proprio le banche. Se la situazione di mercato dei titoli italiani continuasse per un po’ di tempo, servirebbe altro e difficilmente la Banca centrale potrebbe metterlo in campo da sola. Ieri sera, sui mercati circolava l’ipotesi forte – non confermata da fonti autorevoli – di un’azione congiunta tra il governo di Roma e la Bce nel caso che la crisi diventasse seria. L’Italia potrebbe dirsi disposta a chiedere un aiuto europeo, almeno per le proprie banche: il solo atto e la prospettiva di un intervento congiunto delle istituzioni europee potrebbe calmare i mercati finanziari.
Gli investitori
Si tratta di ipotesi estreme che sui mercati vengono prese in considerazione a causa del clima che si è creato in attesa del risultato del referendum del 4 dicembre. L’idea che l’Italia possa essere l’origine di una crisi dell’euro se vincerà il No è stata molto amplificata dai media internazionali nelle ultime settimane. Le informazioni in uscita ieri dalla Bce, però, potrebbero avere un effetto calmierante sul moltiplicarsi degli scenari previsti e quindi sulla volatilità dei mercati. Una delle non molte certezze che al momento hanno gli investitori è la determinazione del presidente della Bce, Draghi, a fare «whatever it takes».