Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 30 Mercoledì calendario

Colombia, si schianta l’aereo dei calciatori

L’immagine più toccante è quella di tre giocatori brasiliani in lacrime nello spogliatoio deserto. La squadra in cui giocavano, la Chapecoense, non esiste più. Cancellata da un incidente aereo in Colombia. Loro tre sono scampati per caso: non erano convocati per la sfida di Medellín in programma oggi contro l’Atletico Nacional. Una finale di Copa Sudamericana (la nostra Europa League) che non si giocherà mai.
Nell’incidente sono morte 71 persone, solo sei i superstiti: tre giocatori (a uno è stata amputata una gamba), due membri dell’equipaggio e un giornalista. Secondo le prime ricostruzioni l’aereo sarebbe rimasto senza carburante. Ma per i media colombiani la causa è un guasto elettrico: il pilota avrebbe svuotato i serbatoi prima dell’impatto per scongiurare un’esplosione.
Il volo LaMia 2933 è scomparso dai radar alle 21,30 locali (le 3,30 del mattino in Italia). Poco prima il comandante aveva lanciato un Sos. Poi più nulla. L’aereo si è schiantato sulle montagne a sud di Medellín, a pochi chilometri dall’aeroporto dove avrebbe dovuto atterrare.
Eppure la Chapecoense non doveva salire su quell’aereo: doveva partire da San Paolo e raggiungere direttamente Medellín. Ma per impedimenti legali è stata costretta a cambiare piano e volare fino a Santa Cruz, in Bolivia. Uno scalo fatale: lì è cominciato il viaggio finito in tragedia.
L’oscurità e la pioggia hanno ostacolato l’atterraggio degli elicotteri di soccorso. Le luci dell’alba hanno svelato uno scenario tragico: l’aereo spezzato in due, le lamiere accartocciate. Sei ore dopo l’incidente i soccorritori hanno sentito una voce arrivare da ciò che restava della fusoliera. Era il difensore Hélio Neto, estratto vivo. Poco prima era stato salvato il portiere Danilo Padilha, poi morto in ospedale.
Il disastro aereo ha cancellato una favola sportiva. La squadra di Chapocó – città nello stato meridionale di Santa Catarina – era a un passo dall’Olimpo del calcio. Semi-sconosciuta anche in Sudamerica, era stata paragonata al Leicester per il suo sorprendente exploit. Fino a due stagioni fa stagnava nella seconda serie, poi il miracolo in Copa Sudamericana, dove ha eliminato colossi argentini come Independiente e San Lorenzo (la squadra di Papa Francesco campione della Libertadores). «Ora il sogno si è concluso», ha commentato amaro il dirigente Plinio Davis Nes Filho.
Dopo la tragedia il mondo del calcio si è unito. Migliaia di messaggi di solidarietà sono rimbalzati sul web, da Messi a Maradona, da Pelé al presidente Fifa Infantino. I club brasiliani hanno usato lo stemma della Chapecoense sui profili social. Il Toro ha inviato un toccante messaggio, evocando Superga: «Partecipiamo al cordoglio. C’è un destino che da oggi ci lega indissolubilmente, vi siamo fraternamente vicini». Commoventi anche le parole dell’Atletico Nacional, che oggi avrebbe dovuto sfidare la Chapecoense: «Sono venuti per un sogno, se ne vanno come leggenda».
Il club colombiano ha anche proposto che la Copa Sudamericana venga assegnata a tavolino alla squadra che non c’è più. Ora dovrà decidere la Federcalcio sudamericana. Le squadre brasiliane, poi, hanno chiesto di salvare la Chapecoense in caso di retrocessione e le big – dal Palmeiras al Flamengo – hanno dato disponibilità a prestare giocatori gratis.