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 2016  novembre 30 Mercoledì calendario

Ci sono storie a cui non si può credere. Per esempio quella delle infermiere che ammazzano i pazienti, senza nessun tornaconto personale

Ci sono storie a cui non si può credere. Per esempio quella delle infermiere che ammazzano i pazienti, senza nessun tornaconto personale.

C’è il caso di quella di Piombino, 13 morti sospette.
Adesso c’è un’altra storia a Saronno: il medico anestesista e l’infermiera, amanti, sopprimono almeno quattro pazienti e fanno fuori anche il marito di lei, che non era né vecchio né malato. Badi: questo pensano gli inquirenti, che li hanno arrestati e hanno anche messo sotto inchiesta altri 14 dipendenti dell’ospedale colpevoli, a loro dire, di «omissioni anche gravi». È tutta materia incandescente, che ci obbliga a un’estrema prudenza. Tutto quello che diremo va inteso al condizionale, tutti i sospettati potrebbero alla fine risultare innocenti, ci vuole il processo e ci vogliono prove convincenti. Abbiamo le intercettazioni, e le intercettazioni, anche quando altamente compromettenti, vanno prese con le molle.  

Come si sono accorti della cosa, ammesso che la cosa esista?
Nel giugno del 2014 un’infermiera dell’ospedale di Saronno s’è presentata al nucleo operativo dei carabinieri e ha denunciato le morti secondo lei strane. I carabinieri hanno messo sotto controllo i telefoni dei due sospettati e interrogato, a quanto pare discretamente, 150 persone. Dopo due anni, ieri gli arresti. Il pubblico ministero si chiama Maria Cristina Ria, l’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata ieri mattina dal gip di Busto Arsizio Luca Labianca, il procuratore che ha chiesto i provvedimenti è Gian Luigi Fontana. L’accusa: omicidio volontario.  

Chi sono gli imputati?
Leonardo Cazzaniga, 60 anni, viceprimario anestesista a Saronno, poi, una volta partita l’inchiesta, trasferito all’ospedale di Angera. Separato. Residente e Rovellasca, in provincia di Como. Laura Taroni, 40 anni, infermiera, vedova, due figli piccoli che una sentenza del Tribunale dei minori ha adesso assegnato a una struttura protetta. Sui siti si leggono intercettazioni terribili. Lei dice: «Se vuoi, uccido anche i bambini». Lui risponde: «No, i bambini no». I due bambini vengono chiamati da lei “Angelo blu” e “Angelo rosso”. In un’altra intercettazione, la Taroni parla con l’Angelo blu, 11 anni. Il bambino: «Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori...». La madre: «Ma non hai capito. La Nene la possiamo far fuori quando vogliamo, e anche la zia Adriana». Il bambino: «Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali». La madre: «Tua nonna non è possibile. A tua nonna e a tua zia non è semplice. A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni, a tua zia. Gli tiri l’olio dei freni. Tua zia Gabriella non sei abbastanza grande per poter... Poi cosa avresti fatto? Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse. L’umido da noi passa solo una volta a settimana. Non abbiamo neanche i maiali». La Tononi era in malattia, e i carabinieri sono andati ad arrestarla a casa. L’anestesista, quando si sono presentati per mettergli le manette, ha chiesto che prima di portarlo in carcere lo accompagnassero all’ospedale di Saronno, dove aveva da recuperare un saggio di filosofia greca. È stato accontentato.  

Forse capiamo male, forse il senso delle intercettazioni è completamente diverso da quello che sembra.
Il marito di lei aveva 45 anni. Forse aveva il diabete o forse il dottor Cazzaniga gli ha fatto credere di avere il diabete. Questo diabete diede a Cazzaniga la scusa per somministrare al marito della sua amante «farmaci assolutamente incongrui». Questi farmaci, il 30 giugno 2013, avrebbero provocato la morte dell’uomo. Il dottor Cazzaniga, rimasta vedova l’amante, si trasferì in casa di lei, presso l’azienda agricola di Lomazzo, nel Comasco, che era appartenuta al defunto. I parenti del marito morto stavano nella casa accanto.  

E i vecchi ammazzati in ospedale?
Colleghi dell’anestesita hanno riferito che Cazzaniga si vantava di un ruolo da angelo della morte. Aveva elaborato un suo protocollo, consistente nella somministrazione, in superdosaggio, di un cocktail di farmaci, tra cui morfina, clorpromazina, midazolam, propofol, promazina. Applicava questo protocollo a pazienti anziani, con scarse o nulle possibilità di sopravvivere. Gli inquirenti sospettano che abbia mandato all’altro mondo altri malati, ma non possono affermarlo con certezza. Si tratta di persone in condizioni tali che potrebbero essere morte naturalmente. Le date degli omicidi sarebbero 18 febbraio e 30 aprile 2012, 15 febbraio e 9 aprile 2013. Gli inquirenti si sono preoccupati di convocare i familiari di queste vittime e di informarli di quella che ritengono la verità.