Libero, 29 novembre 2016
Record di clandestini sbarcati: il doppio degli abitanti di Como
Alla fine dell’anno manca ancora poco più di un mese, ma il verdetto c’è già: il 2016 sarà l’anno record per quanto riguarda gli sbarchi dei migranti in Italia.
A ieri, informa il ministero dell’Interno nel suo bollettino quotidiano, sono 171.299 gli stranieri arrivati sul territorio nazionale. Questo significa che in undici mesi del 2016 non solo è stata superata la quota di arrivi dell’intero 2015, quando furono 153.842 i profughi sbarcati, ma anche quella del 2014, che i suoi 170.100 migranti pareva un tetto irraggiungibile.
Neanche il mare grosso e i temporali fermano i viaggi verso il nostro Paese. In termini di per- centuale, il nu- mero di arrivi di quest’anno significa un più 18% sullo scorso anno e un più 4,5% sul 2014. Numeri che fanno dire anche a Chri- stopher Hein, consigliere strategico del Consiglio italiano per i rifugiati, che l’Italia «è chiaramente in controtendenza con il resto dell’Europa». Infatti in «Germania, Svezia, Olanda, Belgio e Francia rispetto al 2015 i numeri di arrivi e richiedenti asilo sono diminuiti». Invece l’Italia, dall’alto dei suoi 171.299 migranti, fa i conti con il record. E il flusso non accenna diminuire: ieri in 13 operazioni coordinate dalla Guardia costiera nel Mediterraneo centrale sono stati tratti in salvo altri 1.400 stranieri a bordo di 11 gommoni e due piccole imbarcazioni.
In pratica, è come se dall’inizio dell’anno fosse sbarcata sulle nostre coste il doppio della popolazione di una città come Como. Peccato che, a scorrere le statistiche diffuse dal Viminale, il blocco maggiore di migranti dichiara, al momento dell’arrivo, di essere di nazionalità nigeriana (35.716), non certo l’etnia più alle prese con la guerra. Alle spalle degli eritrei (20mila) seguono stranieri che si dichiarano provenienti da Guinea (12.352), Costa d’Avorio (11.406) e Gambia (11.022). La nazionalità siriana non compare nelle prime dieci citate nel report del Viminale.
Sotto pressione c’è soprattutto la Sicilia. I primi quattro porti interessati dall’afflusso di migranti sono tutti nell’isola: Augusta (22.926); Catania (16.824); Pozzallo (16.405) e Messina (14.869).
La situazione si inverte sul fronte della distribuzione degli aspiranti rifugiati sul territorio. In tutto sono 176.720 i migranti inseriti nei vari livelli del circuito di accoglienza (strutture temporanee, hotspot, centri di prima accoglienza e Sprar). Alla fine dello scorso anno erano 103.792. Nel 2014 addirittura 66.066. Al primo posto, con i suoi 23.038 ospiti nelle strutture di accoglienza, c’è la Lombardia, seguita da Lazio (15.046) e Veneto (14.217). «Il sistema di gestione del fenomeno sta reggendo, ma abbiamo bisogno di una migliore distribuzione territoriale», sostiene Domenico Manzione, sottosegretario del ministero dell’Interno. E questo perché «in Italia 2.600 Comuni collaborano, mentre 5.400 no. Lo devono fare tutti», ricorda Angelino Alfano, numero uno del Viminale.
«Con un’accoglienza maggiormente diffusa sul territorio, cifre così elevate potrebbero essere sostenute più agevolmente», rincara la dose Manzione.
Fatto sta che il record di sbarchi è destinato ad avere ricadute sulle casse pubbliche. Il governo potrebbe essere costretto a rivedere al rialzo la stima dei costi 2017 per le operazioni di salvataggio dei migranti, la prima assistenza, le cure sanitarie, la protezione e l’educazione dei minori non accompagnati (22.772 finora). La spesa quest’anno si aggira sui 3,3 miliardi di euro. Per il prossimo anno, la stima è di 3,8 miliardi (lo 0,22% del Pil), «ma se il flusso dei migranti dovesse continuare a crescere ai ritmi attuali la spesa potrebbe salire a 4,2 miliardi», ha avvertito Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia.