Corriere della Sera, 29 novembre 2016
E poche ore prima la lezione dell’Isis su come sgozzare le vittime inermi
WASHINGTON Il punto di partenza: Abdul Artan, il protagonista dell’assalto di Columbus, ha usato tecniche auspicate dalla Jihad e nutriva rancore per «gli attacchi ai musulmani». Sarà l’inchiesta a scoprire se anche lui ha aderito all’offensiva imitando mosse già viste o se, invece, ci sia altro. Gli ispiratori della lotta armata non hanno per altro mai smesso di incitare. L’ultimo «ripasso» lo hanno diffuso solo poche ore fa. Con un video diffuso dallo Stato Islamico e con protagonista Abu Suleyamane al Faransi. Il terrorista spiega cosa fare se non si hanno a disposizione pistole o fucili. Importante è scegliere la lama giusta, non troppo lunga né troppo corta, meglio un robusto coltello da cucina che un pugnale in stile commando. Il primo è facile da recuperare e nascondere. L’istruttore suggerisce trucchi per cogliere di sorpresa una vittima, indica i punti «morbidi» dove affondare ed utilizza un prigioniero come bersaglio. Un uomo inerme che sarà trucidato sotto l’occhio della telecamera.
La lezione di al Faransi ha conquistato attenzione perché secondo alcuni l’istruttore sarebbe il referente della cellula che ha colpito prima a Parigi, quindi a Bruxelles. Abdelillah Himchi, questo il suo vero nome, ha avuto un passato nella Legione straniera e si è poi unito al Califfato. Alcune fonti hanno espresso dubbi che sia davvero lui, però in questo caso contano il messaggio e i destinatari. L’appello si rivolge infatti a quei simpatizzanti che vivono negli Usa o in Europa, invitati a non recarsi in Medio Oriente. Meglio che restino nei loro paesi, pronti ad agire. Non sarà una sorpresa se il «francese» sarà impiegato di nuovo per innescare agguati allineandosi ad altri complici, a partire da Rachid Kassim, guida per gli sgozzatori del parroco in Normandia e per tanti giovani in Francia e Germania.
I militanti avevano già ricevuto disposizioni in questo senso da parte di al Qaeda, ordini poi ripetuti dall’Isis secondo uno schema purtroppo ben testato che può essere adottato da chiunque, compreso chi non è parte di un’organizzazione. Un sentiero marcato da alcuni «segni».
Modus operandi: il criminale ha usato la sua auto e un coltellaccio, due «armi» consigliate ai «lupi solitari» che in realtà sono spesso pilotati a distanza da referenti che vivono in Siria, Iraq o area afghana. Pochi mesi fa un giovane somalo è stato protagonista di un gesto analogo in un centro commerciale del Minnesota ed un immigrato guineano ha assalito un ristoratore di fede ebraica sempre in Ohio.
I precedenti: dall’Europa agli Usa la tattica del coltello si è ormai consolidata. Così come il ricorso ad un veicolo-ariete per travolgere i passanti. Quanto possa essere devastante lo abbiamo visto il 14 luglio a Nizza. All’Università dell’Ohio ha combinato il coltello con il veicolo. Il guaio è che altri sono pronti a emulare. Va ricordato che non solo i mujaheddin Isis, ma anche molti militanti palestinesi si sono resi protagonisti di attacchi ricorrendo a ruspe, pulmini e, ovviamente, lame affilate.
La minaccia: l’attentatore ha il grande vantaggio di avvicinarsi agli obiettivi senza destare sospetti. Non serve neppure un piano ben organizzato. È sufficiente la determinazione. E la propaganda fa il resto. Odio, rabbia, voglia di regolare i conti diventano la base del terrorista fai-da-te.