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 2016  novembre 27 Domenica calendario

Il futuro di Cuba

«Hasta la victoria siempre», ha detto commosso Raúl Castro annunciando l’altra notte in tv la morte del fratello. Ma, nonostante tutto, per Cuba Fidel Castro era già morto, politicamente, dieci anni fa. Quando ottantenne, dopo l’ennesimo intervento chirurgico per i diverticoli nell’intestino, lasciò lentamente il potere, prima a una giunta di fedelissimi – oggi tutti relegati a vita privata – e poi a Raúl. A Cuba quando si perde il potere, la gente dice che ti hanno fatto un “plan pijama”, un programma pigiama, per raffigurare plasticamente il potente che esce dalla scena della vita pubblica e vive rinchiuso in casa. E, in un certo senso, anche Fidel aveva avuto il suo di “plan pijama” dopo il 2006. Ieri notte è soltanto morto fisicamente, dopo le quattro del mattino (ora in Italia), e adesso verrà cremato e le sue ceneri verranno trasportate in un lungo viaggio per tutto il Paese fino al cimitero di Santa Ifigenia, a Santiago di Cuba, dove verranno tumulate accanto a quelle dei suoi numerosi compagni morti durante lo sfortunato assalto al Cuartel Moncada, il 26 luglio del 1953. Data che nell’agiografia cubana corrisponde all’inizio della rivoluzione castrista. Nove giorni di lunghissimo lutto per l’ultimo omaggio al líder máximo. Ma in realtà la geografia del potere a Cuba è già cambiata dopo l’avvento al potere di Raúl che, soprattutto, dal 2008, ha allontanato tutti i dirigenti più vicini a Fidel sostituendoli, poco a poco, con una nuova generazione di militari a lui fedeli. Uno “spoils system” il rimpiazzo degli alti dirigenti con il cambiamento di governo – all’americana che ha interessato tutte le aree del potere. Ed è stato anche l’ultimo atto di una guerra sotterranea per il controllo delle leve nell’isola che i due fratelli hanno combattuto per tutta la vita. L’unico ex fedelissimo di Fidel rimasto è il generale Ramiro Valdez, 84 anni, eroe della rivoluzione, ma Raúl lo ha destinato a occuparsi del Venezuela, lontano dai centri del potere. Con la sua nuova èquipe, Raúl si è dedicato a riformare il socialismo cubano con l’idea di trovare una via d’uscita che consentisse al regime di sopravvivere dopo la morte di Fidel e la sua. Che ci sia riuscito oppure no lo sapremo più avanti ma non c’è dubbio che, in alcune cose, ha fatto grandi passi. Soprattutto in alcune libertà per i cubani, dalla possibilità di viaggiare fuori dall’asilo, alla nascita delle attività private. Fino alla storica svolta della pacificazione con Obama. Molti dissidenti credono, a Cuba come a Miami (dove vivono la maggior parte degli esuli anticastristi), che Raúl abbia utilizzato Fidel come un pretesto per muoversi molto lentamente verso il rinnovamento. Al quale evidentemente manca una riforma politica, visto che nessuno sa a scienza certa cosa accadrà quando, come ha promesso, fra due anni, Raúl lascerà la presidenza. E che ora, senza Fidel, completamente solo Raúl non avrà più alibi di fronte al suo popolo. L’idea però è discutibile perché Raúl non ha mai cercato di affondare il regime nel quale è cresciuto ma solo di riformarlo per conservarlo com’è. La morte del fratello maggiore arriva però in un momento critico. Decisivo sarà l’atteggiamento del neo presidente americano, Donald Trump, che su Cuba ha già detto tutto e il contrario di tutto. Se seguirà i desideri di rivincita, anche sulle aperture di Obama, del fronte più duro degli anticastristi repubblicani (da Marco Rubio a Mario Diaz Balart) è abbastanza probabile che la risposta a Cuba sarà quella di difendersi serrando le fila. Nelle stanze del potere oggi all’Avana c’è ancora la generazione della rivoluzione. Ma la via che sceglieranno i più giovani, come lo zar dell’economia, Marino Murillo (55 anni), o il vice presidente Miguel Diaz-Canel (56 anni), quando la soluzione biologica gli aprirà finalmente la strada, è ancora tutta da immaginare. Ma la chiave di volta sarà la successione a Raúl. Sarà un altro Castro, come molti credono, ovvero Alejandro Castro Espín, l’unico maschio cresciuto nella famiglia del presidente in carica. Oppure no. Quel giorno si capiranno molte cose. Per oggi, dopo l’addio a Fidel, alla guida del Paese c’è già un altro Castro. Meno ortodosso e visionario del primo. Ma pur sempre un Castro.