Corriere della Sera, 27 novembre 2016
Welfare e formazione, la svolta delle tute blu
Per circa un’ora nella notte tra venerdì e sabato il contratto dei metalmeccanici è rimasto appeso a un filo. La delegazione Fiom ha contestato alcuni punti dell’accordo proposto dal suo leader, Maurizio Landini. Sono volate accuse e parole grosse, favorite da quel mix di stanchezza e adrenalina che sono le trattative a oltranza. Poi si è votato. Sei contrari. Un astenuto. E tredici favorevoli ad andare avanti. C’è anche questo tra i fotogrammi chiave della trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Insieme con quello della firma, ieri intorno a mezzogiorno, tra strette di mano e occhi lucidi. D’altra parte si tratta di un’intesa storica. Perché chiude una stagione di contratti senza la Fiom (2009 e 2012). Poi perché contiene alcuni punti innovativi. Che – come ha osservato il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi – potrebbero offrire spunti a Confindustria e ai confederali per il rinnovo del modello di contrattazione.
Vediamo, per cominciare, cosa mettono in tasca a i lavoratori. Primo: il recupero dell’inflazione per 2017, 2018 e 2019. Nulla per il 2016 (le imprese pretendevano un risarcimento per aver pagato più dell’inflazione reale negli anni passati). Secondo: 400 euro in tre anni (100 nel 2017, 150 nel 2018 e 200 nel 2019) sotto forma di welfare, dai buoni carburante ai buoni libro. Terzo: un aumento dall’1,6 al 2% della quota sulle retribuzioni versata dalle imprese al fondo di previdenza integrativa Cometa. Quarto: prestazioni sanitarie gratuite per le tute blu e per i familiari (da ottobre 2017 le imprese verseranno 12 euro al mese al fondo di sanità integrativa Metasalute). Quinto: una una tantum di 80 euro. Sesto: il diritto soggettivo alla formazione per 24 ore di corsi di cui due terzi (per un valore massimo di 300 euro) a carico delle imprese.
Anche per le aziende l’intesa ha i suoi vantaggi. Per cominciare l’inflazione non sarà più pagata in base a delle stime ma ex post. Ciò significa che se oggi le imprese anticipano a gennaio 2016 quella che si prevede essere l’inflazione per l’anno in corso, domani verseranno la compensazione per l’inflazione reale del 2016 solo a giugno del 2017. Poi ci sono i cosiddetti «assorbimenti». Se un accordo aziendale darà aumenti fissi in busta paga, questi saranno assorbiti negli aumenti che il contratto nazionale garantisce per recuperare l’inflazione. Conseguenza: gli accordi aziendali in futuro daranno solo aumenti variabili. Stesso discorso anche per gli aumenti ad personam: saranno assorbiti dagli aumenti del contratto a meno che nell’accordo impresa-lavoratore non si espliciti il contrario. Gli scatti di anzianità, invece, non potranno essere «mangiati» dal contratto nazionale.
Per finire, la Fiom ha accettato per la prima volta l’idea che, con accordi aziendali, le Rsu e i sindacati territoriali possano modificare il contratto nazionale.