Corriere della Sera, 28 novembre 2016
Paesi europei. La difesa comune
Caro Romano, pur essendo improprio parlare di un esercito europeo, in realtà l’Ue, con il trattato di Lisbona del 2009, ha rafforzato lo specifico settore con la creazione di un servizio europeo per l’azione esterna su base diplomatica. Pertanto quest’ultimo, in seno alla Pesc, ha contribuito allo sviluppo dell’istruzione, della tutela dell’ambiente ed in particolare della sicurezza e difesa europea. Già comunque dal 2002 esistono uno Stato Maggiore dell’Ue, un Comitato Politico e un Comitato Militare in analogia a quanto avviene in ambito Nato. Lo stesso trattato impone agli Stati membri di intervenire con i loro mezzi, se necessario, al di fuori dell’Ue. È questo il vero secondo pilastro della Difesa comune. Sono stati dunque realizzati gruppi militari quali per esempio Eufor, Eurocorps, ecc. e assetti come l’Eurofighter. Considerato quindi che nella riunione svoltasi alcuni giorni fa tra i ministri degli Esteri e della Difesa si è deciso di dare impulso finalmente alle attività militari, perché non si prende come riferimento quanto già fatto in seno alla disciolta Organizzazione dell’Europa Occidentale (Ueo) con i relativi organi quali il Gruppo per gli Armamenti (Weag) e gli altri panel orientati verso una sempre più armonizzata base nel campo delle industrie della difesa (Edig) per garantire l’interoperabilità dei sistemi e delle procedure, evitando anche sovrapposizioni con quanto già avviene con la Nato?