la Repubblica, 28 novembre 2016
I bimbi cinesi e le scale verso il futuro
«Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo: ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa». Gli angeli di Atuleer sono saliti e scesi per chissà quanti giorni sulle scale di bambù, su e giù per gli 800 metri di quel dirupo maledetto che si è già portato via una, due, tre, dicono addirittura otto creature. Finché un giorno, davvero come nel sogno di Giacobbe nella Bibbia, le scale di bambù sono sparite, e al loro posto sono spuntate “le scale del paradiso”, ribattezzate così laggiù, provincia estrema del Sichuan. E i bambini che per raggiungere l’unica scuola si calavano e issavano come piccoli alpinisti, da sabato scorso si sono assicurati a quelle scale almeno un po’ più sicure, l’acciaio al posto del bambù, corrimano invece delle corde. Perché succede anche questo nella seconda potenza economica del mondo: ogni due settimane i bambini Yi, una delle molteplici minoranze che fanno grande la Cina, sono costretti a scendere e salire il “villaggio del dirupo”, Atuleer, minuscolo centro nella provincia di Zhaojiue. Le famiglie arrampicate lassù, a 1.400 metri d’altezza, sono appena una settantina, e l’unica scuola si trova naturalmente a valle: così i bambini devono farsi la scalata, 17 piccole scale di bambù tenute alla meglio, e restare lì per giorni prima di tornare a casa. Adesso il segretario locale del partito, Jike Jinsong, giura che i 145mila dollari raccolti dal governo per le scale d’acciaio sono solo l’inizio, tutta la zona ha bisogno di investimenti che porteranno il turismo e cambieranno la vita di qui. Per ora, però, l’unico arrivato è un turista per caso, il fotografo del Beijing News che adesso venerano come un eroe: Chen Jie. È stato lui a mostrare al mondo la vergogna dei bambini che si arrampicavano per andare a scuola: l’Operazione Paradiso è nata cosi. Dice sempre a Bejing News il capo progetto, Long Deshun, che ci sono volute 40 tonnellate di acciaio, le abbiamo anche ripassate con l’antiruggine, aggiunge, così possono durare 10 o anche 20 anni. Ma per carità: perché far continuare a soffrire i bambini se la soluzione sulla carta ci sarebbe già? Basterebbe realizzare la strada che aggira il dirupo assassino. Ma per quella servono 35 milioni di yuan, quasi 5 milioni di euro: un altro miracolo. Per adesso i bambini si accontentano dell’ascensione di acciaio: riusciamo perfino a tenerci con le mani, dicono, perché sulle scale di bambù erano invece costretti a legarsi con la corda ai genitori. E poi la pendenza: con un’inclinazione di 60 gradi è quasi una passeggiata, quelle di bambù scendevano perpendicolari, «oggi per tornare a casa ci metto un’ora di meno e mi sento più sicuro, non ho quasi più paura», dice a China Daily Mose Niuniu, questo eroe di 6 anni. Certo i bambini di Atuleer poco sapranno della storia di Giacobbe, anche se tanti Yi sono stati convertiti al cristianesimo all’inizio del secolo scorso. Però i sogni non hanno confine e si somigliano in ogni cultura. Racconta dunque un mito cinese che le montagne e gli alberi che scalavano il cielo si trovavano un tempo in un posto chiamato Duguang. E gli studiosi giurano che quel luogo esisteva davvero, più o meno dove si trova la moderna Chengdu: sì, la capitale del Sichuan, la provincia che oggi inghiotte quel cucuzzolo chiamato Atuleer. «Fece un sogno»: e come sorridono adesso i piccoli angeli del dirupo, come ci guardano fiduciosi mentre salgono e scendono le scale del paradiso.