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 2016  novembre 28 Lunedì calendario

Le ultime sulla politica vengono da destra: Berlusconi vuole scendere per l’ennesima volta in campo e fari promotore dell’unificazione di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e non so che altro

Le ultime sulla politica vengono da destra: Berlusconi vuole scendere per l’ennesima volta in campo e fari promotore dell’unificazione di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e non so che altro. Fitto gli risponde che quel tempo è passato. Salvini insiste che casomai bisogna fare le primarie. Nello stesso tempo Bossi dichiara che Salvini, invece, deve togliersi di mezzo, il 16 dicembre scade il mandato a segretario, ci vuole un congresso, e il congresso - dice lui - di sicuro lo butterà fuori...

Mi pare una sequenza di notizie lunari. Berlusconi, di anni 80 e reduce da problemi cardiaci non trascurabili, non è bloccato dalla legge Severino che lo tiene inm esilio perché condannato per evasione fiscale? Bossi non è il glorioso capo che ha fondato la Lega, ma è stato allontanato per via degli inguacchi combinati da moglie e figli?
Tutto vero. Ma Berlusconi spera di essere riabilitato dalla Corte di Strasburgo, che dovrebbe emettere una sentenza di smentita alla condanna per evasione fiscale. E anche Bossi, credo che non abbia più, nel partito, la forza sufficiente per rovesciare chicchessia. Però è anche vero che Salvini è un leader ferito, ha perso le amministrative e nessuno lo accredita di consensi superiori all’11-12%, pacchetto con cui, allo stato delle cose, si combina poco. Si direbbe in effetti che questo agitarsi a destra produce poco più che un rumore di fondo e nessuna capacità di incidere sulle cose.  

A meno che Renzi e Berlusconi non si mettano d’accordo, unico modo per il Cav. (credo sia ancora Cav.) di contare qualcosa.
Potrebbe essere. Col che arriviamo al vero tema della settimana. Riassumibile in quattro parole: domenica prossima si vota.  

Le ho già sentito dire che la questione si può stringere al seguente dilemma: dopo il voto, si riformerà in ogni caso un asse Renzi-Berlusconi e con la vittoria del No Berlusconi avrebbe più voce in capitolo.
Renzi, quando ha definito i fautori del No un’accozzaglia, ha escluso però dal quadro Berlusconi. Berlusconi, mentre avverte che la riforma costituzionale voluta da Renzi ci porterà alla dittatura, precisa però che il presidente del Consiglio è l’unico vero leader in circolazione. Sono segnali che annunciano quello che dice lei, cioè il nuovo patto del Nazareno. Ieri Renzi ha parlato, e ha detto: «C’è il rischio del governo tecnico, solo il Sì può scongiurarlo. Se vince il No, Berlusconi il tavolo lo fa con Beppe Grillo, D’Alema e Salvini. Perché una cosa è dire che si fa la legge elettorale insieme, altra cosa è dire che si fa un bel governo di inciucio, di grande coalizione per cambiare le poltrone, ma poi niente cambia». Ha poi aggiunto: «Se guardassimo i numeri dei partiti per il Sì o per il No, saremmo spacciati: 35 a 65. Certo è una partita difficile, ma tanti non del Pd hanno voglia di un Paese più semplice, più tranquillo. È una grande occasione per semplificare il sistema. Non dipende dai partiti, ma dai cittadini».  

Che cos’è questo governo tecnico? Torna Monti?
Monti - che voterà No - ha ricominciato a farsi vedere e ieri è andato anche dalla Latella. Ma non credo che il capo dell’eventuale governo tecnico sarebbe Monti. Si fa piuttosto il nome di Grasso, cioè il presidente del Senato, o anche quello della Boldrini a cui andrebbe l’appoggio della sinistra. Il presidente del Senato è la seconda carica dello Stato, il presidente della Camera è la terza, stiamo parlando di due soluzioni non tanto tecniche quando istituzionali. Per vederle realizzate, come ha detto Renzi, bisognerebbe che il No vincesse, come dicono i sondaggi a cui però non so quanto è prudente credere.  

Quale maggioranza sosterrebbe questi governi tecnici?
Mah. Renzi, in caso di vittoria del No, si dimetterebbe e lascerebbe fare agli altri. Forse appoggerebbe un cambio della legge elettorale, senza però farsi minimamente coinvolgere in esperimenti di nessun tipo («governicchi»). A un certo punto, tra gennaio e febbraio, arriverà anche la sentenza della Consulta sull’Italicum e si prevede che sarà bocciata come anticostituzionale almeno la parte che prevede un premio di maggioranza alla coalizione vincitrice del ballottaggio. Perderebbe così di senso pure il ballottaggio e non si sa a bordo di quale imbarcazione attraverseremmo il tratto che separa questa legislatura dalla prossima. Ne parliamo così pacatamente perché fingiamo che i mercati staranno a guardare senza vendere a man basso i titoli del nostro debito pubblico, facendo rialzare lo spread il tasso d’interessee sui titoli del nostro debito. Non sarebbero tempi allegri, presumo, neanche per le banche.