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 2016  novembre 25 Venerdì calendario

L’amaca di Michele Serra

PERFINO in morte di Vittorio Sermonti, che al lavoro culturale ha dedicato l’intera vita così come il bravo falegname al legno e il bravo insegnante ai suoi scolari, capita di leggere accenni livorosi agli “intellettuali dei salotti”, che hanno il solo merito di avere frequentato “gli ambienti giusti” e naturalmente avrebbero “levato spazio alle persone assolutamente geniali che vengono bruciate nell’indifferenza o sono costrette a emigrare” (traggo questi pensierini da commenti su Internet). 
Poiché questo genere di approccio alle cose della vita è oramai pullulante, non in rappresentanza di piccole sacche di risentimento ma di masse che hanno voce mediatica ed energia politica, mi sembra urgente, per tutti, avere chiara una cosa. Ogni rivolta degli ultimi è da accogliere con il favore che meritano gli atti di giustizia. Ogni rivolta dei mediocri è da combattere con l’ostilità che meritano gli atti di protervia e di stupidità. Non è sempre facile distinguere la condizione dell’ultimo da quella del mediocre: può capitare che si sovrappongano. Ma c’è una cosa che gli umili sono capaci di fare, e i mediocri mai: inchinarsi alla bravura degli altri, riconoscerne il talento. Questa differenza può aiutarci, e non poco, a distinguerli. Perché di qui in poi ne avremo molto bisogno.