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 2016  novembre 25 Venerdì calendario

Il piano di Berlusconi per tenersi il Milan, il closing può slittare

MILANO IL CLOSING di Santa Lucia, titolo cinematografico per l’annunciata cessione del Milan, avrà un prologo prosaico quanto decisivo già a inizio dicembre. Cinque giorni prima del 13, come stabilisce l’accordo, la cordata cinese dovrà assicurare che i 420 milioni da versare sono sui conti bancari in Lussemburgo, pronti per essere girati a Fininvest, magari grazie al robusto sostegno in extremis del governo di Pechino. Questa prima ipotesi ne ha una seconda collegata: siccome le autorizzazioni sono in ritardo, la cordata cinese sta lavorando con un pool di banche a un “bridge”, un prestito temporaneo per onorare gli impegni. La soluzione è costosa in interessi, ma salva l’operazione: Berlusconi deve accettare la vendita.
Si profila però uno scenario alternativo clamoroso ed è lo stesso padrone del Milan, in campagna per il referendum costituzionale, a disegnarlo: lo manterrebbe al vertice del club con poteri rinsaldati, per costruire una squadra quasi interamente italiana. L’idea assume sempre più i contorni di un progetto concreto, se il fondo Sino Europe non raccoglierà il denaro pattuito: rinvio del closing di almeno 6 mesi per mancata raccolta dei fondi promessi e negoziazione di un nuovo accordo, alle condizioni di Berlusconi stesso. La cui proposta diventerebbe a quel punto insindacabile: se infatti Sino Europe la rifiutasse, senza avere portato i soldi, perderebbe anche la discussa caparra di 100 milioni.
Tocca dunque ai cinesi rispettare i tempi. In caso contrario si prefigura un patto che durerà almeno fino alla fine della stagione calcistica. Sino Europe sborsa altri 100 milioni e ottiene la proroga, ma in cambio concede a Berlusconi, presidente onorario di nome, di continuare a esercitare di fatto il controllo sulle questioni di mercato e sulla tattica. Da un simile negoziato uscirebbe un Milan analogo a quello attuale e l’ottantenne patriarca, rinvigorito nelle ambizioni politiche alle quali l’immagine calcistica è assai funzionale, riprenderebbe in mano il club, che accettò di vendere quand’era malato e su pressione di Fininvest, per puntare ai 30 titoli vinti e al ritorno in Champions. Oggi è fermo a 28 e attende speranzoso la finale di Supercoppa italiana del 23 dicembre a Doha contro la Juventus.
L’utopia del Milan giovane e italiano preparato al centro Vismara – che ha preso consistenza con Montella in panchina, con la media di 7 italiani in campo e il secondo posto – è parte integrante del piano. Se l’immalinconito e adesso infortunato Bacca dovesse partire a gennaio, la sua cessione potrebbe finanziare l’ingaggio di un centravanti italiano (Pavoletti) in concorrenza con Lapadula, anche se gli obiettivi sono i gioielli dell’Atalanta, da Conti a Caldara a Gagliardini. La vicenda è alla stretta finale. E Sino Europe, al di là degli effettivi ritardi nelle autorizzazioni per l’espatrio dei capitali da Hong Kong, ha un solo modo per respingere le illazioni e mettere a tacere ogni sospetto sull’operazione: forte di un contratto firmato, può rivelare la composizione della cordata, soprattutto se ne fanno parte società a controllo statale.