Corriere della Sera, 25 novembre 2016
Grande guerra, i 900 cavalli giù nell’Oceano
Che cosa c’entrano il Monte Ortigara e 900 cavalli in fondo al mare? C’entrano perché, insieme con un milione di morti e quasi cento miliardi di debiti, sono pezzi di quella cosa che fu la Grande guerra: le cui commemorazioni, nel centenario di quel terribile ’15-18, proseguono domani con un convegno organizzato a Milano dal trimestrale «Nuove sintesi» e dedicato alla formidabile distanza presente già allora tra una politica italiana corrotta a livelli grotteschi, alcuni vertici militari dall’inettitudine suprema e un esercito fatto invece di soldati assai lontani dal cliché che Caporetto avrebbe appiccicato loro addosso.
Del primo aspetto parlava già nel ’19 una relazione alla Camera (l’eredità della guerra fu un debito di 94 miliardi di lire dell’epoca) cui il capo del governo Giovanni Giolitti fece seguire nel ’20 una Commissione apposita per indagare su quella «crudele e delittuosa avidità che spinse uomini già ricchi a frodare lo Stato» nei modi più vari, dai cannoni pagati due volte alla famosa stoffa impermeabile che invece lasciava i soldati fradici.
Solo le commissioni che dovevano decidere che cosa spendere, ufficialmente 90, si rivelarono in realtà quasi 300. Con una infinità di episodi surreali come la spedizione mandata negli Usa, senza sapere una parola d’inglese, per comprare muli e cavalli con la mediazione della mafia italoamericana: metà degli animali morì all’imbarco e quei 900 di cui sopra furono buttati nell’Atlantico perché la nave si era incagliata.
A fronte di questo però ci furono, per esempio, soldati come le migliaia di alpini che lasciando sul campo 40 mila morti conquistarono il 17 giugno 1917 la cima dell’Ortigara oltre la quale – se solo glielo avessero ordinato – avrebbero avuto via spianata praticamente fino a Vienna. Peccato che il generale Cadorna e il suo pupillo Mambretti se li dimenticheranno là a morire. «Lo scopo di questi studi – spiega il direttore di Nuove sintesi Michele D’Elia, col grazie del presidente del Senato Pietro Grasso – è proprio quello di restituire ai soldati italiani l’onore di combattenti veri quali sono stati».