Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 24 Giovedì calendario

Inps, ora è scontro sui poteri la resa dei conti dopo il voto

ROMA «Ora la riorganizzazione dell’Inps può partire». Il giorno dopo le dimissioni del direttore generale Massimo Cioffi il ministro del Lavoro Poletti sembra voler voltare pagina nell’intricata vicenda che ha investito l’istituto previdenziale. Un istituto i cui numeri parlano da soli: 22,6 milioni di lavoratori iscritti, 1,5 milioni di aziende, 15,7 milioni di beneficiari di trattamenti pensionistici, 828 miliardi di flussi finanziari complessivi tra entrate e uscite. Con un impatto di questo tipo sulla realtà economica e sociale ed economica del Paese, e con nuovi impegnativi compiti in arrivo (a partire dalla gestione dell’operazione Ape) nessun governo potrebbe permettersi un Inps bloccato. Eppure, anche se l’uscita di scena di Cioffi era in qualche modo attesa, dopo la sua formalizzazione restano diversi nodi da sciogliere: non solo la scelta del successore, che quella riorganizzazione dovrà gestire in coabitazione con il presidente Boeri, ma anche la riforma della governance dell’istituto, che da anni opera senza un consiglio di amministrazione. A complicare le cose, la scadenza referendaria e le eventuali successive turbolenze politiche.
IL DUELLO
Ormai da alcuni mesi lo scontro a due era diventato via via più evidente ed anzi pubblico: al centro il nuovo assetto dell’istituto ed i poteri stessi del direttore generale. Ritenendoli di fatto svuotati dal progetto di Boeri, Cioffi aveva già offerto le proprie dimissioni, ma al ministero del Lavoro si era preferito in qualche modo rinviare la questione. Poi negli ultimi giorni c’è stata una rapida accelerazione che ha portato all’incontro di martedì in cui l’uscita di scena è stata ufficializzata. Ieri l’ormai ex direttore generale ha inviato un saluto ai dipendenti in cui ha ribadito che le dimissioni «sono esclusivamente legate alla differente visione di sviluppo strategico ed organizzativo da dare all’Istituto rispetto a quella voluta dal Presidente Boeri». Nel febbraio scorso si era autosospeso per qualche tempo dall’incarico, a seguito del potenziale conflitto di interessi legato al suo precedente ruolo di direttore del personale dell’Enel: al colosso elettrico proprio l’Inps aveva contestato il mancato versamento di contributi per ben 40 milioni.
LE PROPOSTE

Sullo sfondo c’è la questione forse più importante, ovvero la governance dell’istituto. Oggi il presidente assorbe in sé anche le funzioni del consiglio di amministrazione. La riforma era stata annunciata già dal governo Letta, ma in questi quasi tre anni non se ne è fatto nulla. Ieri Poletti ha parlato genericamente della disponibilità «ad avviare una riflessione». Più decisi i toni del presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano: «Di fronte alla situazione che si è determinata – ha detto – è giunta l’ora di affrontare il tema della governance, per evitare la logica dell’uomo solo al comando che ha caratterizzato la vita dell’istituto».