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 2016  novembre 23 Mercoledì calendario

Se il robot ti salva la vita

I robot potranno avvertire le nostre emozioni. Di più, potranno averne di proprie». Parlare con il professor Rosario Sorbello, docente di robotica all’Università di Palermo e fra i più stretti collaboratori del guru dei robot Hiroshi Ishiguro, è come essere immersi in una puntata della serie tv Black Mirror, in cui non si riesce a distinguere il sottile filo fra il futuro distopico e il confine con la realtà. «Il professor Ishiguro ha detto una frase che io ritengo molto efficace continua – le nostre emozioni sono simulate attraverso le cellule. Quelle dei robot attraverso i processori». 
STRUMENTI
Da dieci anni, dopo essersi conosciuti a una conferenza, il professor Sorbello ha stretto una profonda collaborazione, che si è trasformata gradualmente in amicizia («I giapponesi hanno bisogno di tempo per dare fiducia» afferma), con il professor Ishiguro, che sarà domani e dopomani a Roma insieme al suo robot clone Geminoid. «Molti dei miei studenti dottorandi vanno a specializzarsi nei suoi laboratori, che sono i migliori del mondo prosegue Sorbello Con Ishiguro condivido una visione: ritengo che i robot rappresenteranno la terza rivoluzione informatica, dopo i computer e gli smartphone. Diventeranno uno strumento a servizio dell’uomo, se presi nelle sue forme migliori». 
Il Telenoid è proprio una di queste forme migliori: un androide bianco, senza braccia né gambe, rassomigliante al fantasmino Casper, che è stato sperimentato presso il policlinico di Palermo per assistere diverse tipologie di pazienti: dalle persone affette di Sla agli studenti ipovedenti, dai bambini autistici agli anziani colpiti da demenza senile: «L’ idea è quella di poter rompere barriere fra uomo e robot e utilizzarlo per quelle categorie sociali che sono meno indipendenti di noi normodotati racconta con l’obiettivo di riuscire a renderli, in qualche modo, liberi».
Un sostegno esterno, un alter ego: «In letteratura li chiamerebbero i Doppelganger, anche se non hanno nulla di negativo continua Sorbello Il Telenoid può essere utilizzato come convertitore emozionale: riesco a trasmettere un mio stato d’animo come quello di essere arrabbiato, o essere felice o avere sete o fame, attraverso il robot che può comunicarlo ai familiari o agli infermieri da un’altra parte della casa o dell’ospedale. Oppure può espletare lui stesso quella funzione, se pratica. In gergo si chiama embodiment, quando converto un’emozione incorporea in un movimento del robot». 
TRAGUARDI
L’obiettivo finale è quello di sviluppare un robot che possa sostituire il suo utente per quelle cose che non riesce a fare a causa di condizioni fisiche svantaggiate o con deficit mentali, che non riescono a esprimere le proprie necessità per cercare di superare quella barriera che non permette loro di interagire con l’esterno: «La persona spiega il professore – in questo caso un malato o ipovedente, indossa un caschetto di elettrodi, non invasivo, e osserva una griglia nella quale ogni casella rappresenta un’emozione che può mostrare e che viene illuminata in maniera casuale un numero non determinato di volte. Quando la persona si concentra su quell’elemento, viene sviluppata l’onda p300 del nostro cervello. Misurando l’onda e associandola con l’istante in cui quella cella viene illuminata, trasformo il pensiero in azione». Sia il Telenoid, che il suo fratello clone umano Geminoid, sono stati sviluppati per la telepresenza, con lo scopo di riprodurre i movimenti del corpo della persona e ripodurre la propria voce a distanza. 
OBIETTIVI
«Il passo successivo è riuscire a produrre androidi dotati di intelligenza artificiale e di movimento autonomo afferma Sorbello – Quando abbiamo lavorato sulla sperimentazione per i malati di Sla, non c’è persona esterna che comanda il Telenoid come un familiare o l’infermiera. È il degente stesso che invia i segnali, che l’androide interpreta ed esegue». «Da alcuni anni stiamo portando avanti il progetto di rendere il Telenoid indipendente. Penso all’assistenza dei bambini autistici: inserendo gradualmente il robot in famiglia, può interloquire con il bambino, diventando elemento della famiglia e uno strumento per amplificare i canali comunicativi fra questa tipologia di soggetti e resto del mondo». 
L’obiettivo, in un futuro a breve termine, è quello di poter comprare questi robot al supermercato, a costi accessibili, per averlo in casa come facilitatore della qualità della vita. Fra quanto tempo potremmo vedere uno di questi robot in una casa privata? «Non appena il Ministero della Salute ci dà il via libera», conclude Sorbello.