Corriere della Sera, 23 novembre 2016
La democrazia americana. Qualche riflessione
Tra i vari giudizi sulle elezioni Usa brillano quelli della Lega e dei 5 Stelle che hanno brindato al risultato perché espressione democratica del sentire del popolo. Io, per ora, mi astengo in attesa di poter giudicare con in mano fatti concreti; però vorrei ricordare a questi signori che anche Hitler vinse con elezioni libere e democratiche. Attendo un suo pensiero.
Federico Tessore
Dopo la vittoria di Trump il New York Times si è scusato per l’abbaglio preso.
La libertà di stampa è uno dei principi fondamentali di una società democratica e liberale. Ma un giornale che non sia di partito e che non si sia apertamente schierato a favore di una della parti non dovrebbe per un principio deontologico informare correttamente i lettori senza barare anche sui sondaggi?
Domenico Agostini
Cari Lettori,
I vostri quesiti sono diversi, ma si prestano a risposte complementari. A quello di Federico Tessore rispondo che il voto per Hitler nel 1932 e quello per Trump negli scorsi giorni presentano effettivamente qualche somiglianza. In ambedue i casi vi sono stati tedeschi e americani che hanno votato entusiasticamente per il vincitore, mentre la maggioranza degli elettori voleva soprattutto il cambiamento. Nel caso di Hitler una larga parte della società era preoccupata dalle pessime condizioni economiche del Paese (circa 4 milioni di disoccupati) e stanca della litigiosità e della impotenza dei partiti tradizionali; mentre nel caso di Trump le analisi più approfondite sembrano dimostrare che fra i voti mancati a Hillary Clinton vi erano quelli desiderosi di un volto completamente nuovo. Anche nelle elezioni americane, come nelle elezioni tedesche, il fattore «cambiamento» è stato decisivo.
Naturalmente fra le due elezioni esiste una fondamentale differenza. Hitler aveva una milizia armata (le SA) e non esitò a servirsi di una occasione (l’incendio del Reichstag) per usarla brutalmente contro tutte le forze democratiche della Repubblica di Weimar; mentre Trump, per mettere fine al sistema democratico, se ne avesse le intenzioni, potrebbe contare, tutt’al più, su qualche «cavaliere» del Ku Klux Klan, la vecchia associazione creata contro i neri e gli ebrei, particolarmente attiva, alle origini, negli Stati del Sud.
Alla domanda di Agostini rispondo che il New York Times, in questa elezione, mi è parso più sbilanciato di quanto sia accaduto in altre circostanze. Non ha fatto mancare ai suoi elettori le notizie che potevano imbarazzare Hillary Clinton, ma ha letteralmente riempito il giornale di articoli esplicitamente ostili a Donald Trump. Non credo che abbia truccato i sondaggi, ma temo che il disprezzo per Trump e la convinzione della sua pericolosità abbiano prevalso su ogni altra considerazione.