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 2016  novembre 22 Martedì calendario

I campioni del bulbo

Per una volta a dare il “buco” a tutti i media è stato un sito sui trapianti di capelli frequentato da migliaia di disperati che di buchi, anzi di chieriche in testa, se ne intende come pochi al mondo. «Avete visto anche Nadal si è fatto il Fue!» annunciava Silos1 agli altri compagni di sventura qualche giorno fa, quando sono apparse alcune foto del campione di tennis con la chioma sventrata. Qui vige infatti un linguaggio da iniziati, incomprensibile ai comuni mortali, e se scrivi Fue ovvio è il riferimento al Follicular Unit Extraction.

Come no! Il chirurgo toglie capelli dalla
nuca e li redistribuisce
sul capo là dove inizia-
no a scarseggiare. E
non c’è dubbio che sul
la zucca del formidabi
le maiorchino classe
1986, rivelatosi al mon-
do a 17 anni con racchettate mostruose
 in virtù di un fisico scultoreo coronato da una chioma “sansoniana”, di centimetri da risuolare ce ne fossero parecchi. Non sappiamo quale sia stato il motivo scatenante della testa spelacchiata che ha costretto il Matador a correre ai ripari, forse però non è stata altro che conseguenza di un’altra caduta, quella dal trono mondiale che nel 2016, in cui ha collezionato ben 14 sconfitte aggiudicandosi soltanto un paio di tornei, l’ha visto sprofondare al 9 ̊ posto della classifica Atp. Inaccettabile per uno che ha vinto 9 volte il Roland Garros. Comunque sia ieri a svelare il mistero al mondo è stato il giornale spagnolo El Mundo che ha riferito anche i dettagli: l’ex numero uno si è fatto operare tre settimane fa in una clinica di Madrid dallo specialista Mato Ansorena, un dolorosissimo intervento ambulatoriale di 10 ore spalmate in due giorni. Il 29enne mancino di Manacor, che ha ammesso di non aver quasi chiuso occhio dal male per quindici giorni, rientrerà in campo a gennaio 2017 nel torneo australiano di Brisbane, ma soltanto tra 6 mesi saprà, in base alla ricrescita, se l’intervento è riuscito oppure no. Difatti il 30/40 per cento dei trapianti non funziona, come si evince dagli innumerevoli siti di pelati-disperati che infatti sono quasi tutti ex trapiantati infuriati coi chirurghi e con le loro miracolose promesse non mantenute: gli insulti, con nome e cognome dei “maledetti”, si sprecano in uno sputtanatoio che non ha pari. E del resto tra i celebri sportivi non mancano casi di operazioni miseramente fallite. Il caso di Walter Zenga, leggendario portiere dell’Inter che ai tempi d’oro sfoggiava un memorabile ciuffo alla Little Tony ma poi, avvicinandosi ai 30 come lo stesso Nadal, vide diradarsi il bulbo partita dopo partita, cercò di parare anche la caduta dei capelli, le tentò tutte, perfino da Cesare Ragazzi, perfino con un parrucchino, prima di arrendersi alla capoccia rasata. Il parrucchino fu anche l’estremo tentativo di Stefano Bettarini, primo calciatore della storia a giocare in maglia azzurra con una boccolosa protesi in testa. Pure, tornando al tennis, l’americano Andre Agassi ne fece ricorso come lui stesso raccontò in uno dei capitoli più spassosi della sua celebre autobiografia, ricordando che il toupet gli si stracciò a poche ore dalla finale di Wimbledon, ed essendo impossibilitato a farlo risistemare se lo incollò alla meglio «ma giocai terrorizzato di vedermelo volare via in campo in mondialvisione, persi 3 a 0 nella fretta di farla finita». Naturalmente il mito di tutti gli autotrapiantati falliti (oltre Wayne Rooney del Manchester) è l’allenatore del Chelsea Antonio Conte che dopo esser risultato uno dei più clamorosi casi di calciatori colpiti da alopecia è riuscito a riconquistare perfettamente la capigliatura diventando una speranza per i pelati che non si rassegnano e uno sponsor per tutti i chirurghi del settore. Anche perchè lui non ha mai rivelato il suo segreto, ossia il nome di chi ha trasformato in realtà la sua idea meravigliosa.