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 2016  novembre 24 Giovedì calendario

Rosy Bindi e Vincenzo De Luca fanno coppia fissa sul teatrino politico italiano, lei sempre seria e dall'aria istituzionale, lui preferibilmente sghignazzante, almeno quando non augura la morte alla sua nemica

Rosy Bindi e Vincenzo De Luca fanno coppia fissa sul teatrino politico italiano, lei sempre seria e dall'aria istituzionale, lui preferibilmente sghignazzante, almeno quando non augura la morte alla sua nemica. Si tratta naturalmente di due compagni del Pd, ma irriducibilmente avversi, lei antirenziana a sangue, lui potente di Salerno e battitore libero al punto che sarebbe più giusto dire che Renzi sta dalla parte di De Luca piuttosto che il contrario. La Rosy è deputato e presidente della commissione Amtimafia (bicamerale). De Luca è governatore della Campania. L'anno scorso, proprio alla vigilia del voto che avrebbe consegnato la Regione a De Luca, la Bindi fece uscire una lista di 17 candidati impresentabili, in quanto condannati almeno in primo grado negli anni precedenti. La lista era stata redatta con un criterio, per dir così, «idiota», senza distinguere i singoli casi. De Luca aveva effettivamente subito una condanna di primo grado 17 anni prima, condanna dalla quale sarebbe facilmente uscito se non avesse lui stesso rinunciato alla prescrizione. Bindi lo mise nella lista lo stesso, anzi la lista, non è difficile capirlo, era stata concepita proprio per mettere in difficoltà lui. Gli altri erano dei perfetti sconosciuti e si sarebbe votato entro 48 ore, dunque senza il tempo di smentire o spiegare. De Luca venne eletto con un subisso di voti (è uomo di vaste clientele) e poco dopo fu assolto pienamente dalla Cassazione con la motivazione che il fatto sotteso alla prima condanna non sussisteva.

Adesso che è successo?
C'è stata una sequenza. De Luca è andato a Matrix la trasmissione di Canale 5, e quando tutto sembrava finito, commentando un video esibito dal suo intervistatore Pietro Suber e che riguardava la vicenda di cui sopra, disse della Bindi: «Quella è stata una cosa infame, che ha fatto questa, da ucciderla. Ci abbiamo rimesso l'uno e mezzo, il due per cento dei voti. Delinquenza politica, non c'entra niente la moralità, era tutto un attacco al governo Renzi». Canale 5 mandò in onda questa parte rubata e scoppiò il solito putiferio politico, nonostante sia chiaro che una cosa è dire «la Bindi è da uccidere» chiacchierando privatamente (come nel caso) e un'altra è dirlo ufficialmente, cosa che De Luca - il quale poi ha dovuto scusarsi - non ha fatto.

La Bindi si sarà vendicata.
Non possiamo affermarlo. Ma ieri è piovuto sui tavoli della redazioni il seguente comunicato firmato Rosy Bindi: «La Commissione Antimafia all'unanimità mi ha incaricato di richiedere preventivamente informazioni urgenti alla Procura della Repubblica di Napoli in merito ad eventuali indagini in corso, agli atti e ai documenti acquisiti e alla posizione dei soggetti coinvolti, per verificare i presupposti per l'avvio di una inchiesta da parte della nostra Commissione, che naturalmente sono legati al tema mafia. Abbiamo sempre agito così per avviare le nostre inchiste e useremo lo stesso metodo».

Perché, perché non capisco niente? Perché ogni volta che parliamo di politica mi sento vestito in abiti di lana caprina, sospeso nell'iperuranio dell'Inutile?
De Luca ha convocato 300 sindaci e li ha invitati a votare «Sì» ricordando gli investimenti in Campania del governo Renzi. Qualcuno, non visto, ha registrato il discorso, senza informare De Luca, e ha poi spedito il file audio alla Bindi. La Bindi s'è mossa, o meglio si prepara a muoversi se dalla Procura della Repubblica di Napoli arriverà qualche riscontro. Intanto però ha diffuso il comunicato, fidando nella superficialità generale, grazie alla quale parecchi stamattina titoleranno che De Luca è indagato per mafia.

Invitare trecento sindaci e far propaganda per il Sì è mafia?
Non voglio rispondere. Il senatore Franco Mirabelli, capogruppo dei democratici, ha fatto sapere che non c'è nessuna inchiesta della Procura sulla riunione dei trecento sindaci. E ha aggiunto: «Come sempre di fronte a una richiesta delle opposizioni di aprire un'indagine, la commissione all'unanimitù ha votato il mandato alla presidente di verificare l'esistenza di eventuali fascicoli aperti dalla Procura. Il resto è propaganda».

In tribunale si potrebbe adoperare una registrazione effettuata di nascosto?
Nel caso specifico, di un discorso pronunciato in una sala a trecento persone, sì.