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 2016  novembre 22 Martedì calendario

Sorpresa: in calo le sofferenze

Primo segnale di inversione del trend sui crediti deteriorati delle banche italiane, ma la Borsa ancora non lo registra. Nel “Risk outlook” della Consob, si segnala infatti che nel primo semestre dell’anno le sofferenze delle otto maggiori banche quotate sono calate del 4%, mentre lo scorso anno erano ancora in crescita (vedi grafico qui sotto). Anche l’ammontare complessivo dei crediti deteriorati, per lo stesso campione di grandi banche, dopo il picco degli ultimi due anni, indica una leggera contrazione verso il basso, poco sotto i 240 miliardi di euro. In parte questo è dovuto alle cessioni di non performing loans che le banche italiane hanno iniziato a fare, in parte il fenomeno potrebe riflettere la stabilizzazione del mercato immobiliare.
Sotto il profilo della copertura delle sofferenze, superiore al 60%, le banche italiane sono al livello di quelle francesi e spagnole e più prudenti di quelle tedesche e inglesi. Mentre, nella media (a parte vistose eccezioni), non ci sono neppure preoccupazioni sul versante della solidità patrimoniale, con ratio adeguati a valori elevati e leva inferiore rispetto al resto d’Europa.
Da segnalare poi che le imprese non finanziarie quotate a Piazza Affari, pur avendo registrato un primo semestre di fatturati in calo (-7% il dato aggregato), hanno notevolmente migliorato la capacità di onorare il debito. Se infatti lo scorso anno erano il 30% le aziende con leva elevata e difficoltà a coprire col cash flow generato gli oneri finanziari, quest’anno la percentuale è scesa al 20%.
In Borsa però, segnala sempre lo stesso rapporto Consob, queste prime indicazioni positive non sono ancora riflesse nelle quotazioni delle banche. In particolare, oltre al livello comunque ancora elevato dei crediti deteriorati, pesa la «debolezza della ripresa economica» e le aspettative reddituali del settore che sono le più basse in assoluto rispetto a quelle delle banche degli altri principali Paesi dell’eurozona (Germania, Francia e Spagna). E ancora, pesa l’esposizione verso il settore pubblico domestico che, tra prestiti alle amministrazioni pubbliche e titoli di Stato in portafoglio, raggiunge il 17% del totale dell’attivo delle banche contro il 12% delle banche spagnole e un peso ancora inferiore al 3% delle banche Uk.
Il tutto si è riflesso in «una significativa contrazione dei corsi azionari, un consistente calo del rapporto prezzo/utili e un crescente disallineamento tra prezzi e fondamentali degli istituti di credito».
I segnali, insomma, sono ancora contrastanti, ma questo potrebbe essere rivelatore di un’inversione di tendenza che comincia a farsi strada dopo anni di indicazioni univoche in senso peggiorativo.