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 2016  novembre 22 Martedì calendario

Un tweet falso, la bugia virale, il buon senso di tacere

Eric Tucker è un cittadino americano di 35 anni. Vive ad Austin in Texas, dove ha una piccola società di marketing. Fino al 9 novembre il suo account Twitter aveva un seguito ridotto: 40 followers. Quanto basta per diffondere una notizia completamente falsa che però ha tenuto banco negli Stati Uniti nei giorni successivi alla vittoria di Trump. La vicenda è stata ricostruita dal New York Times come «un caso da manuale»: così una bugia può diventare «virale» e intossicare il dibattito politico del Paese. Mercoledì 9 novembre, alle ore 20, il signor Tucker nota una lunga fila di pullman nel centro di Austin, non lontano dal luogo dove si era tenuta una delle manifestazioni di protesta contro il neopresidente. Equazione e tweet immediato: «I manifestanti anti Trump non sono così genuini come sembra. Ecco gli autobus con cui sono arrivati». Da quel momento si innesca una lunga catena: il messaggio viene riproposto da diversi siti e blog. La «soffiata» di Tucker viene condivisa 16 mila volte su Twitter e 350 mila volte su Facebook. Fino al sigillo finale: il tweet di Trump del 10 novembre che prende spunto anche dalle informazioni in arrivo da Austin: «Abbiamo appena vinto un’elezione aperta. Ora manifestanti professionisti, incitati dai media, stanno protestando. Molto scorretto!». Peccato, però, che fosse un’allucinazione. I pullman di Austin, non trasportavano «manifestanti professionisti», ma, come si è poi scoperto con facilità, i partecipanti a un convegno della società «Tableau Software». Tucker ha fatto marcia indietro, con queste parole: «Io sono un uomo d’affari molto occupato e non ho tempo per controllare le cose che pubblico su Twitter». Ma se è così, non sarebbe meglio tacere? Lo suggerisce il semplice buon senso: non c’è neanche bisogno di entrare nel dibattito sull’etica nell’era della connessione globale.