Corriere della Sera, 22 novembre 2016
Fillon e l’amico Putin: inviti a Mosca in dacia e bottiglie di bordeaux
PARIGI Quando in campagna elettorale François Fillon criticò i cauti, troppo cauti progetti di riforma dell’avversario definendoli «una tisana», Alain Juppé ribattè subito «attenzione semmai all’eccesso di vodka».
Se Juppé avesse voluto difendere la sua prudente tisana dando a Fillon dell’irresponsabile, avrebbe potuto evocare cognac, rhum o whisky ma il messaggio era un altro e il superalcolico scelto con precisione. Vodka: Juppé rinfacciava a Fillon la sua vicinanza con la Russia di Vladimir Putin.
La posizione filo-russa di François Fillon, nuovo favorito nella corsa all’Eliseo, è scivolata via senza problemi nei mesi scorsi, quando l’ex premier francese navigava intorno a un modesto 10 per cento nelle intenzioni di voto e sembrava fuori dai giochi. Tutti erano distratti dal duello tra Juppé e Sarkozy, e Fillon veniva rapidamente archiviato con la formula «serio, affabile e pacato esponente della destra». La sensazione è che i francesi, votandolo in massa, abbiano premiato più la sua personalità – così lontana dal gelido Juppé e dall’esagitato Sarkozy – che il programma.
Ma adesso, anche a sinistra, accanto all’entusiasmo per il tracollo di Sarkozy, ci si accorge che Fillon un programma ce l’ha, e anche dettagliato. Fillon ha le idee chiare, e alcune non sono scontate, specie in Francia: liberale fino al thatcherismo (fine delle 35 ore, meno sussidi ai disoccupati e più incentivi ai micro-imprenditori, tagli alla Sanità e riduzione di 500 mila dipendenti pubblici), cattolico tradizionalista sui temi di società (contrario ai matrimoni gay, alla procreazione assistita e a titolo personale all’aborto), e a favore di una alleanza con Mosca in politica internazionale.
Dopo il voto presidenziale americano, quando in Europa ci si strappava i capelli per la vittoria di Donald Trump, François Fillon ha invitato tutti a ritrovare la calma: «Di Ronald Reagan nel 1981 si dicevano più o meno le stesse cose. Al governo, Trump sarà diverso». Soprattutto, non aveva paura Fillon di una futura alleanza tra Stati Uniti e Russia? «Non solo non la temo, ma me la auguro», rispose, sognando forse un asse Washington-Mosca-Parigi.
Viste le divisioni a sinistra e la debolezza del presidente François Hollande, è probabile che saranno François Fillon e Marine Le Pen a sfidarsi, in primavera, al ballottaggio decisivo per l’Eliseo. In quel caso un vincitore c’è già, ed è Vladimir Putin.
Se Marine Le Pen guarda a Mosca come alla fonte di finanziamenti e alla grande Mecca ideologica dei nuovi nazionalismi e patriottismi, i motivi dell’attenzione di Fillon per Putin sono diversi. C’è un po’ di tradizione alla De Gaulle – «Se il generale dialogava con Stalin noi non dovremmo farlo con Putin?» —, tanto realismo, e la voglia di re-equilibrare i pesi nei confronti degli Usa: «Totalitarismo islamico, imperialismo americano (sic), dinamismo del continente asiatico sono minacce per l’Europa. Non lasciamo che vada in frantumi!», scriveva Fillon nel marzo scorso.
Poi c’è un rapporto personale, anche se Fillon su questo di solito preferisce glissare. Ma a un pranzo con la stampa internazionale l’ex premier spiegò tempo fa che «ci siamo conosciuti quando entrambi eravamo primi ministri, lui con Medvedev e io con Sarkozy alla presidenza. Ho imparato a conoscere e apprezzare Putin. Un negoziatore duro, meno ipocrita e fumoso di tanti altri ma leale, serio. Ho avuto la sensazione di potermi fidare di lui».
Ed ecco gli aneddoti, le partite a biliardo nella dacia fuori Mosca e le visite a Sotchi, le piccole importanti attenzioni. Nell’agosto 2012 Fillon, tornato semplice deputato dopo la vittoria della sinistra, viene comunque invitato al Cremlino. Una settimana prima era mancata sua madre, e Putin gli regala una bottiglia di Mouton Rothschild del 1931: «Vedi François, è il suo anno di nascita».
Fillon oggi vuole la fine delle sanzioni a Mosca, chiede che l’Occidente la smetta di lagnarsi di Assad a Damasco e formi una vera coalizione militare per sconfiggere lo Stato islamico. Con la Russia di Vladimir Putin, che agli occhi di Fillon è «un bulldog con un lato sensibile».